Premio Guido Rossa 6° edizione – 2025
Il decennio compreso tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso è uno dei più densi di cambiamenti che l’Italia abbia conosciuto dal dopoguerra a oggi. Tra coloro che maggiormente lo hanno segnato, la classe operaia e il movimento sindacale occupano un posto di grande rilievo. Come lo racconterebbero, oggi, milioni di italiani che allora entravano in fabbriche grandi come città, accompagnati dal suono delle sirene che scandivano i turni di lavoro? E come lo descriverebbe chi oggi ha letto di quel periodo solo sui libri?
Il Premio Guido Rossa, che lo Spi Cgil e la casa editrice LiberEtà istituiscono per il sesto anno (2025), persegue l’obiettivo di raccogliere storie, a cavallo degli anni Sessanta-Settanta, in forma di racconti scritti o a fumetti, per provare poi a tracciare il profilo di una memoria collettiva narrata dai testimoni diretti.
Per partecipare al concorso i testi, la cui lunghezza non deve essere minore di trenta cartelle, devono essere inviati entro e non oltre il 31 dicembre 2024. Consulta il regolamento.
Perché un premio dedicato a Guido Rossa?
Guido Rossa era operaio e sindacalista della Cgil all’Italsider di Genova, la grande acciaieria nel quartiere Cornigliano. Fu l’unico ad avere il coraggio di firmare il verbale per denunciare Franco Berardi, collega di lavoro, che di nascosto distribuiva in fabbrica volantini delle Brigate Rosse. La mattina del 24 gennaio 1979 le Br lo uccisero mentre saliva in macchina per recarsi al lavoro. Aveva 44 anni, lasciava la moglie e una figlia di 16 anni. In fabbrica aveva cominciato a lavorare trent’anni prima, a 14 anni. La sua morte segnò di fatto l’inizio della fine del terrorismo rosso.
Cosa sono stati gli anni Sessanta e Settanta
Sono stati anni tumultuosi, pieni di contraddizioni, di violenza ma anche di grandi cambiamenti politici e sociali. Anni di scioperi e lotte delle lavoratrici e dei lavoratori che insieme al movimento sindacale conquistarono nelle fabbriche spazi di maggiore democrazia, rappresentanza e partecipazione. Per la prima volta nella storia del Paese, con le loro rivendicazioni, contribuirono a far approvare dai governi dell’epoca norme per ridurre la forbice tra ricchi e poveri, anche dal punto di vista della formazione scolastica. La riforma previdenziale, l’approvazione dello Statuto dei lavoratori e la riforma sanitaria segnarono punti fondamentali sulla strada dei diritti sociali.
Pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane, insieme alle forze democratiche del Paese, riuscirono, da un lato, a fermare l’opera di infiltrazione nel mondo del lavoro da parte dei terroristi delle Brigate Rosse, dall’altro respinsero gli attacchi alla democrazia condotti a colpi di stragi dalla destra fascista.
Quel decennio non solo vive nel ricordo di milioni di donne e uomini che lo hanno attraversato, ma ancora oggi rappresenta un metro di misura per leggere l’attuale condizione economica e sociale, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, del divario tra ricchi e poveri, della condizione di giovani e anziani, del modo in cui avvertiamo il senso di comunità. Per questo è ancora più importante non perdere le tante memorie di chi lo ha vissuto.