La musica al tempo del coronavirus. Una nota tira l’altra #3

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Siamo alla vigilia del venerdì di Pasqua. Il riferimento alla Passione di Cristo è un obbligo, anche per i non credenti. Di “Passioni” in musica ce ne sono molte. La più grande di tutte è senza dubbio la Passione secondo San Matteo di Johann Sebastian Bach. Eseguita per la prima volta il venerdì santo 11 aprile 1727, poi ben presto dimenticata e riscoperta da Mendelsshon che la diresse a Berlino cento anni dopo. È uno dei più grandi capolavori della musica occidentale, c’è chi dice il più grande in assoluto. Racconta con tanto di personaggi, cori e orchestra la vicenda della Passione di Cristo, secondo la lettura protestante: Gesù muore e finisce la sua vita di uomo (assieme alla musica), la resurrezione avviene dopo. Nelle parole e nell’opera di Bach c’è la commozione e la solidarietà verso Gesù che viene crocefisso ma anche per l’umanità intera e il destino terreno di uomini e donne. Di questo afflato universale si è accorto Pier Paolo Pasolini che l’ha usata come colonna sonora di due suoi film: Accattone e Il Vangelo secondo Matteo. Andrebbe ascoltata tutta, perché è piena di pezzi bellissimi e toccanti. Ci “accontentiamo” di segnalarvene due:

L’aria Erbarme dich, in cui Pietro chiede pietà a Cristo per averlo tradito tre volte prima del canto del gallo, interpretato stupendamente dal contralto Julia Hamari.
Qui il brano

Il magnifico coro conclusivo della “Passione” che dice: “Noi ci sediamo a terra, in lacrime e a te nel sepolcro diciamo: dolce riposo, riposa in pace”. Tra le tantissime interpretazioni della “Passione” vi suggeriamo quella di Karl Richter del 1971.
Qui il brano

Rubrica a cura di Gaetano Sateriale