Lombardia, diario da un ospedale #7. La solidarietà

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In questi giorni difficili nelle nostre case entrano immagini e parole che narrano di ospedali in affanno, di uomini e donne che lavorano senza sosta per salvare quante più persone possibile, di reparti di rianimazione stremati. LiberEtà vuole raccontare da dentro il lavoro di chi ogni giorno, con dedizione e generosità, regala un pezzo della propria vita alla collettività. Lo facciamo pubblicando le pagine del diario di una ricercatrice che lavora in un ospedale lombardo. Resta anonima, certo per pudore ma soprattutto per tutelare la fatica dei tanti medici, ricercatori e infermieri che stanno vivendo un passaggio della loro vita davvero complicato. Un diario che raccoglie e rappresenta la voce di tutti e i sentimenti, le preoccupazioni, le stanchezze, le esperienze e le sensazioni di chi lotta contro il coronavirus.

Lombardia, 7 aprile 2020

Ci sono tante cose che sono mancate e ancora mancano in questa storia, tranne sicuramente una: il contributo dei cittadini al dibattito pubblico. Sapevamo che l’Italia fosse un paese composto da 60 milioni di selezionatori durante i Mondiali, ma il numero di epidemiologi non si è dimostrato inferiore. Anzi. Siamo tutti attivi nel dare il nostro contributo di proposte per metterci alle spalle questo doloroso periodo prima possibile, in base alle informazioni, agli strumenti culturali e alle competenze che abbiamo. Siamo quotidianamente impegnati a dire la nostra su tamponi, strategie attive, distanziamento sociale e mascherine.

Esiste un’infosfera ad altissima densità di parole e poi esiste il mondo reale, quello dove mancano le mascherine. È qui che si rivolge il tuo sguardo, verso chi ti è prossimo, verso la tua comunità. Ed è qui che accadono piccole grandi cose quotidiane. Dall’inizio di questa storia le mascherine ffp3 sono merce rara, eppure sono la miglior tutela per chi lavora ogni giorno in Ospedale. Ne ho parlato spesso nelle settimane scorse con molte persone a me vicine a me. Oggi posso dire che una rete ormai estesa di persone offre quotidianamente il proprio contributo di solidarietà cercando, acquistando o semplicemente rinunciando e poi regalandomi dispositivi di protezione ffp3 per andare in Ospedale con il massimo della sicurezza. Gesti pratici, quotidiani che si realizzano nella cerchia di chi ti è vicino, lontani dall’autocelebrazione sui social e dall’esibizione degli eroi in tv. Gesti che aiutano a riempire di sostanza quel contenitore vuoto e un po’ stucchevole dell’”Andrà tutto bene”.

È per questo ordine di ragioni che è giusto pensare con ottimismo al nostro futuro comune, anche se il presente resta duro. Lo dice chiaramente l’ultimo messaggio ricevuto dal mio amico cardiologo, volontario in un Pronto Soccorso. Racconta quanto sia fuori dalla portata emotiva di chiunque la decisione da prendere in pochi istanti su chi intubare tra due pazienti covid, con problemi respiratori, arrivati contemporaneamente. Ha soltanto un ventilatore a disposizione. Nessun medico era preparato a questa scelta o pensava che ci si sarebbe trovato davanti appena due mesi fa. Oggi invece è tutto diverso, e queste persone sono chiamate eroi. Ma i gesti eroici sono molto più diffusi di quanto appaia, nella quotidianità di chi si aiuta come può pensando agli altri. Andrà tutto bene, ma purtroppo non per tutti. Quindi, aiutiamoci per aiutare gli eroi a non doverlo più essere prima possibile.

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