Anziani soli, il sindacato chiama migliaia di iscritti per offrire aiuto

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Telefoni bollenti, cellulari in carica, tante voci, parole, consigli, istruzioni. Non siamo in un call center. Siamo nelle migliaia di case dei volontari e degli attivisti del sindacato dei pensionati della Cgil che da giorni in tutta Italia si danno da fare per raggiungere telefonicamente i propri iscritti. Si parte con gli over 75. Sono loro ad avere più difficoltà ad uscire di casa, fare la spesa, prepararsi da mangiare o acquistare le medicine in farmacia. Molti vivono da soli, senza aiuti. Molti non sono autosufficienti e magari non sanno nemmeno che possono usufruire di servizi a domicilio, dalla spesa alle medicine alla pensione, che da qualche giorno può essere ritirata presso gli uffici postali direttamente dai Carabinieri e recapitata a casa degli anziani.

“Li chiamiamo per sentire come stanno, per accertarci che ci sia qualcuno che badi a loro, per sapere se sono autosufficienti, se gli serve qualcosa”, racconta Maura Masotti che è segretaria generale dello Spi di Ravenna. “Gli spieghiamo che i servizi fiscali sono aperti solo on line o su appuntamento, forniamo indicazioni pratiche e li mettiamo al corrente di tutti i servizi che anche altri soggetti hanno attivato sul territorio, quindi facciamo anche da intermediari”. A Ravenna, come altrove, il servizio è attivo già da qualche settimana. “Abbiamo ben diciotto leghe e trentasei sedi nella provincia. I nostri volontari e attivisti si sono messi al telefono con l’obiettivo di contattare 37mila iscritti”.

In tutta Italia l’Auser sta dando una mano. E la collaborazione si estende anche ad altre associazioni del terzo settore che in questo momento di emergenza stanno facendo un gran lavoro per tutti, soggetti più deboli in primis.

“I riscontri sono molto positivi. Le persone sono contente di sentirci”, dice Masotti. Non tutti ovviamente si trovano nelle stesse condizioni. C’è chi è autonomo o è già a conoscenza dei vari servizi a domicilio. Chi invece si trova in situazioni di indigenza e difficoltà e allora il sindacato può fare la segnalazione ai servizi sociali che a quel punto prendono in carico l’anziano e iniziano ad occuparsene.

Un aiuto concreto, reale. E poi c’è la felicità di sentire una voce all’altro capo del telefono. “Le nostre telefonate non sono solo di servizio, ma anche di conforto”, spiega Alessandra Romano segretaria generale dello Spi di Roma e Lazio. “Stiamo facendo tante telefonate e poi partiremo anche con gli sms per dare informazioni su come poter fare la dichiarazione dei redditi”. Gli iscritti sono stati informati anche sui bonus alimentari e sulla consegna dei medicinali. “È importante collaborare con le altre associazioni e con i Comuni”, prosegue Romano.

A Terni le telefonate partiranno a breve. Intanto a Perugia il servizio è attivo. “I nostri iscritti che vivono da soli sono tantissimi, quindi questo servizio è molto importante perché in parte allevia una condizione di isolamento e solitudine”, dice il segretario generale dello Spi Cgil di Perugia Mario Bravi. E non dimentichiamoci che nel Centro Italia ci sono altre zone rosse, stavolta non quelle del coronavirus, ma quelle del terremoto. “Nella provincia di Perugia ci sono quindici comuni colpiti dal sisma, circa dodicimila abitanti, della zona della Val Nerina”, spiega Bravi. Zone interne, dunque colpite tre volte: dall’isolamento e dallo spopolamento prima, dal terremoto poi, ora dal virus. Per questo una telefonata del proprio sindacato può portare sollievo a chi vive in piccoli centri arroccati sulle colline o in mezzo alle montagne. “Le persone sono sempre più isolate. E la famiglia mezzadrile che ha resistito fino a poco tempo fa, non esiste più”, commenta Bravi.

Una telefonata porta con sé un universo intero fatto di aiuto, speranze, supporto, conforto. “Quando si potrà uscire verrò personalmente alla lega Spi per ringraziarvi e festeggiare la fine di questa buriana”, dice una signora ultra novantenne raggiunta telefonicamente dallo Spi di Bologna. La segretaria generale Antonella Raspadori racconta che la riconoscenza degli iscritti che vengono chiamati è tantissima e tante sono le parole di gratitudine a fine telefonata. “I nostri volontari e attivisti sono felici ed entusiasti per il servizio che possono offrire”. Già, anche loro spesso anziani, ora si ritrovano a fornire un servizio utile alla comunità, stando a casa. Non è poco, sia per chi il servizio lo offre, sia per chi lo riceve. “Anche le leghe più piccole sono molto attive, le telefonate molte, il giudizio degli utenti ottimo. Una signora ci ha detto ‘Complimenti, lo Spi sta dando un’immagine favolosa del suo stare sul pezzo in questo momento di emergenza’. Per noi è una grande soddisfazione”, dice Raspadori. Capita anche che gli anziani da soli a casa non riescano a mettersi in contatto con il proprio medico di base. Lo Spi può aiutarli anche in questo. Le telefonate agli ultra settantacinquenni di Bologna finora sono state 15 mila. E quando saranno stati tutti contattati si passerà ai meno anziani.

I numeri parlano da sé. E anche nel resto d’Italia ci si dà da fare, da Nord a Sud. Un segnale di vicinanza, un servizio utile, una finestra aperta per chi è costretto a vivere in casa. “Abbiamo provato a consolare, ad aiutare, abbiamo dato indicazioni pratiche, abbiamo persino spiegato come ci si deve lavare le mani, abbiamo trasmesso le direttive della regione, dettato numeri di telefono di negozi”, prosegue Raspadori.

Ecco, l’emergenza è anche questo. Un sindacato fatto di tante persone che si rimboccano le maniche per aiutare chi è in difficoltà. Un’esperienza di cui fare tesoro anche per il futuro, quando saremo usciti da questo brutto incubo.