La musica al tempo del coronavirus. Una nota tira l’altra #15

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Parlare di inni nazionali significa parlare di nazionalismi. Non è un gioco di parole. Gli inni nazionali nascono tra 700 e 800 in un momento in cui molti popoli avvertono la necessità di fondare una nazione e uno stato, spesso riunificando diversi territori separati fra loro da casate regnanti diverse ma unificati dalla stessa lingua e cultura.

Nasce così l’inno tedesco. Franz Joseph Haydn, padre del quartetto d’archi moderno, dedica il secondo movimento del quartetto n.77 in do maggiore  (opera 76 n.3) a Francesco II d’Asburgo, per il suo compleanno il 12 febbraio 1797. Questo brano, che diviene l’inno nazionale austriaco, si apre con le parole “Dio salvi il Kaiser” (esattamente come l’inno nazionale inglese). Con il crollo dell’impero austro-ungarico nel 1918, quella musica famosa non cessa di vivere, passa in Germania e diviene un canto molto popolare. Cambiano le sue parole, ovviamente: è il poeta Fallersleben che scrive il testo tuttora “ufficiale” che inizia con la famosa e famigerata frase “Deutschland, deutschland über alles”. Inizialmente sembra fosse un appello ai tedeschi perché unificassero i tanti principati separati, che sopravvivevano ancora a metà dell’800, in un solo grande paese. Anche se, per la verità, già il testo di Fallersleben allargava significativamente i confini della nazione tedesca da costruire. La musica di Haydn e le nuove parole diventano inno ufficiale della Germania nel 1922, durante la Repubblica di Weimar. E quell’inno nazionale resta fino ai nostri giorni, attraversando indenne tutte le vicende storiche che videro protagonista la Germania nel secolo scorso. Sotto il nazismo la frase (“Germania sopra tutto, sopra tutto nel mondo”) diventa lo slogan che riassume le volontà imperialistiche e di dominio del Terzo Reich. È singolare notare che la Germania contemporanea non ha cambiato le parole del testo (né prima né dopo l’unificazione con La DDR). Anche se si evita, nelle cerimonie pubbliche, di cantare la prima nefasta strofa.
Vi proponiamo di ascoltare innanzitutto la versione originale dell’adagio del quartetto di Haydn. Ascolta il brano
E in seguito uno stralcio originale dell’inno suonato e cantato tutti in piedi alla presenza di Hitler (dopo la marcetta militare che apre la festa). Ascolta il brano
E infine la versione ufficiale dell’inno nazionale tedesco di oggi (con tutte le strofe originarie). Curiosità: in una strofa le “donne tedesche” sono affiancate al buon vino, come fossero anche loro un prodotto tipico di quelle terre. C’è stato un tentativo, in anni recenti da parte di alcune parlamentari tedesche, di cambiare quelle parole ma finora questa richiesta non ha prodotto risultati. Ascolta il brano
Non appaia politicamente scorretto ma è giusto notare che tra la frase “Deutschland über alles” e “America first” c’è solo una differenza di lingua.


A proposito di marce militari, nella sinfonia n. 7 in do maggiore di Dmitrij Šostakovič, il primo movimento espone e poi sembra irridere una marcia militare ripetuta più volte (ostinato) che poi si mescola a una musica soverchiante che alla fine annienta il ritmo di marcia. La settima di Šostakovič è stata scritta durante l’assedio di Leningrado da parte dell’armata nazista (un assedio durato 900 giorni che ha causato un milione di vittime civili tra la popolazione cittadina e si è concluso con la vittoria delle truppe sovietiche). La sinfonia, dedicata a Leningrado, fu eseguita per la prima volta il 5 marzo 1942. Vi proponiamo di ascoltare il primo movimento che contiene il tema dell’invasione e della marcia nell’esecuzione dell’Orchestra del Mariinski di San Pietroburgo (Leningrado) diretta da Valery Gergiev.
Ascolta il brano


Rubrica a cura di Gaetano Sateriale