Intelligenza artificiale, oggetti connessi, realtà virtuale e big data. Ecco i pilastri della cosiddetta “società 5.0”, quella supertecnologica in cui, secondo i grandi esperti, dovrebbe essere tutto collegato, non solo per far funzionare meglio l’economia, ma anche per risolvere i problemi di una società che invecchia.
Di questo si parla ormai in tutti i paesi sviluppati per cercare soluzioni a un problema che desta molta preoccupazione: l’aumento della longevità e delle persone in graduale perdita di autonomia. È convinzione unanime, non solo tra gli addetti ai lavori, che il mantenimento a domicilio delle persone con difficoltà motorie rappresenti la scelta più umana e anche più vantaggiosa dal punto di vista economico, oltre che più sicura, rispetto a quella del ricovero in istituti o case di riposo più o meno decenti. Ma come agire?
Cambiare il modo di pensare. Se n’è parlato di recente in Giappone in un convegno cui hanno partecipato scienziati provenienti da tutto il mondo. E la risposta è stata: cambiando il modo di pensare, creando una nuova infrastruttura sociale comune basata su una piattaforma di prestazioni tecnologicamente avanzata. Un nuovo modello di società “super intelligente” può offrire vantaggi inaspettati: una migliore gestione delle cure a distanza grazie alla condivisione dei dati fisiologici e medici in tempo reale, l’uso della robotica per facilitare l’assistenza alle persone affette da malattie neurovegetative, elettrodomestici capaci di rimediare alla perdita di memoria di persone affette da Alzheimer con dei suggerimenti sonori o luminosi per aiutarle in casa loro a ritrovare abiti, scarpe, accessori.
Volontà politica. Queste grandi e piccole risorse tecnologiche porteranno a una profonda riorganizzazione del- l’attuale sistema di salute pubblica? In Francia sta già avvenendo, anche se a piccoli passi. Ma il problema, come sempre, è far sì che tutti possano beneficiarne. I governi devono fare la loro parte nel sostenere la diffusione delle nuove tecnologie. Il potenziale c’è, manca ancora la volontà politica.