Smart Cities. Le tecnologie cambiano il volto delle metropoli

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L’internet delle cose, ovvero la sua applicazione agli oggetti della vita quotidiana, sta delineando nuovi modelli urbani, fatti di connessioni, comunicazioni, scambio di dati, ma anche di spazi verdi e traffico fluido e condiviso

Un nuovo modello. Milano, Los Angeles, Stoccolma, Rio di Janeiro, Lione, sta per nascere un nuovo modello di città: la smart city (in italiano: la città intelligente). Di questa svolta ce n’è davvero un gran bisogno. Infatti, oggi la metà della popolazione mondiale vive in città (70 per cento nel 2050) che colonizza il 2 per cento della superficie terrestre ed emette l’80 per cento dei gas serra. Ecco perché per ottimizzare le risorse e rendere più funzionale l’organizzazione delle metropoli moderne bisogna intervenire in qualche maniera.

Qualcosa in più. Ma che cos’è una smart city? Una città “intelligente” vale a dire una città con qualcosa in più rispetto a quella sostenibile: l’uso delle più moderne tecnologie digitali e di telecomunicazione – compreso il 5G – al servizio della città, dell’ambiente e dei suoi abitanti. È un concetto che va ben oltre quello di innovazione. Si tratta, infatti, nientedimeno che di un nuovo paradigma della realtà urbana che poggia su miriadi di sensori che raccolgono, ventiquattr’ore su ventiquattro, ingenti masse di dati, e su un elevatissimo livello di connettività. Così strade, incroci, palazzi, parcheggi e gran parte dell’arredo urbano “parlano” tra di loro, in tempo reale, grazie a quello che in gergo viene definito internet of things, l’internet delle cose, ovvero la sua applicazione agli oggetti che utilizziamo quotidianamente.

Ma non è tutto cavo, wi-fi e antenne. Nella smart city sono previsti anche ampi spazi verdi in mezzo a un traffico fluido e sostenibile (auto ibride ed elettriche) e condiviso (bici e macchine). Il concetto di città intelligente, però, non viene ovunque declinato nella stessa maniera. In Asia, Singapore ha sviluppato il Supertrees Grove, cioè un impianto che attraversa tutta la città, fatto di alberi artificiali alti cinquanta metri, equipaggiati di moderatori di temperatura, che illuminano le strade e raccolgono l’acqua piovana. A Songdo, in Corea del Sud, è stato costruito un intero quartiere smart con standard altissimi di qualità ambientale: strade e palazzi dotati di sensori e sistemi in grado di misurare e organizzare il traffico e di anticipare e regolare i consumi energetici. Più vicine a noi, Barcellona e Lione non sono da meno. La capitale catalana, investendo in materiali capaci di regolare automaticamente l’intensità delle luci in funzione della frequentazione delle strade, ha ridotto la bolletta elettrica del 30 per cento. Lione, invece, ha realizzato un sistema di gestione dell’acqua in tempo reale che ha permesso di diminuire le perdite e i consumi in modo drastico.

Economia, mobilità, ambiente e benessere dei cittadini: la città del futuro sarà davvero smart? La domanda non è peregrina, anche se il digitale non basta a rendere un posto intelligente: è anche necessaria una stretta collaborazione tra amministrazione, privati e cittadini. Questa però è un’altra storia…

L’articolo è tratto dal numero di settembre 2022 di LiberEtà 

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