Quarantacinque anni fa la mafia uccise Peppino Impastato

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Quarantacinque anni fa Peppino Impastato, giornalista e attivista politico, venne ucciso per mano mafiosa a Cinisi, in provincia di Palermo. Era il 9 maggio del 1978, proprio lo stesso giorno in cui nella Capitale, rannicchiato in una Renault 4 rossa, veniva ritrovato il cadavere crivellato di colpi di Aldo Moro. Una data nefasta per la democrazia e la storia del nostro Paese.

La figura di Peppino Impastato, che proveniva da una famiglia mafiosa, continua a rappresentare oggi un simbolo e un esempio di ribellione e lotta ai condizionamenti della mafia. Nella sua troppo breve esistenza ha tentato una rivoluzione culturale, parlando apertamente di mafia in un territorio dove semplicemente nominarla incuteva terrore.

Impastato era entrato in Lotta Continua e aveva guidato il movimento dei contadini ai quali avevano sottratte le terre per costruire una pista dell’aeroporto di Palermo. Il giornalista è ricordato anche per la fondazione di Radio Aut attraverso le cui frequenze denunciava i crimini della mafia e del boss Tino Badalamenti riconosciuto soltanto nel 2022 come il mandante del suo omicidio.

La trasmissione più nota della programmazione era Onda pazza: condotta ogni venerdì da Peppino Impastato con accanto un compagno a fargli da spalla. Una trasmissione che, denunciando i misfatti della mafia, faceva dell’ironia la sua arma principale.

Il giornalista, che si era anche candidato al consiglio comunale, fu fatto saltare in aria da una carica di tritolo per mano della mafia. I suoi resti furono sparsi nel raggio di 300 metri e la loro ricerca fu assai complicata. Inizialmente si parlò di atto terroristico in cui l’attentatore era rimasto ucciso, poi di suicidio. Grazie anche all’attività del Centro Impastato venne infine individuata la matrice mafiosa del delitto.

A distanza di quarantacinque anni la figura di Peppino Impastato continua a rappresentare per tutte le generazioni uno dei grandi simboli dell’antimafia. Il suo personaggio è ben raccontato dal film I cento passi del regista Marco Tullio Giordana. Per un approfondimento sulla sua storia e su quella di tutti i giornalisti assassinati per mano mafiosa (ma non solo) vi rimandiamo al sito giornalisti uccisi costruito dalla onlus Ossigeno per l’informazione per mantenere viva la memoria di chi ha perso la vita per informare.