venerdì 1 Novembre 2024
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Carmelo e gli altri

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Descrizione

La storia di Carmelo Tripoli, sindacalista di Capo d’Orlando, di sua moglie e dei suoi compagni di lotte per il riscatto delle lavoratrici e dei lavoratori. Il libro è anche un affresco della Sicilia, terra difficile e allo stesso tempo affascinante.

Carmelo voleva fare l’avvocato. E lo diceva alla mamma e alle altre donne del paese… E le donne ridevano di questo sogno da bambino. Perché c’era la guerra e c’erano i tedeschi e soprattutto c’era la miseria di sempre: infatti una brutta mattina il padre non lo porta a scuola, ma nei campi, ad accudire alle bestie. Faceva il ciabattino, il padre di Carmelo, il ciabattino a tempo perso, diceva, perché fare il ciabattino in un paese dove le scarpe se le mettevano soltanto i pochissimi ricchi non aveva proprio senso; allora era diventato operaio agricolo. Alla piana di Capo d’Orlando: dove i limoni erano tutto l’oro della terra.

A Carmelo piacevano i film di Tarzan e la domenica andava al cinema, mentre il padre andava in sezione a parlare con i compagni, a organizzarsi, a costruire una nuova Italia, e tanto c’era da costruire in quel paese da poco uscito dal disastro della guerra: la terra ai contadini! Ma il blocco agrario non ne voleva sapere, e subito era tornata la mafia, più potente di prima. E il separatismo, e la strage di Portella della Ginestra, e l’emigrazione, quel treno lercio che portava nel Continente tanta gioventù, tanti sogni e tante valigie di cartone chiuse con lo spago…

Ma Carmelo, allora, preferiva andare al cinema: quella giungla che era così lontana e che sembrava così familiare, quelle avventure affascinati e positive che comunque finivano bene, quella sanità naturale, quella forza ordinata e rispettosa sembravano immagini d’un mondo ideale che forse da qualche parte c’erano anche lì, nella Sicilia già travolta dagli anni del dopoguerra.

Poi, una domenica, Carmelo trova il cinema chiuso. Allora entra in sezione. Lì le coppole discutevano di tutto, perché davvero c’era tutto da costruire: il contratto dei braccianti, i diritti da conquistare, quella “Repubblica fondata sul lavoro” da inventare. E il sindacato, l’idea del sindacato, da annunciare… E il rispetto, l’idea del rispetto, da promuovere, senza abbassare la testa di fronte alla prepotenza del signore… E l’unità, l’idea forte e decisiva che uniti si vince, da diffondere, per formare quell’essere umano nuovo e solidale che non sa solo obbedire o mugugnare, ma sa anche scegliere e decidere… Così Carmelo comincia quella sua lunga e paziente opera in mezzo alla gente e ai lavoratori, tra partito e sindacato, protagonista di lotte memorabili e difficilissime tra mafiosi, reazioni poliziesche, denunce penali, preti che li scomunicavano, crumiri sempre in agguato manovrati da padroni senza scrupoli.

E poi Maria, l’amore! Quello vero, unico, che dura tutta la vita. Da allora sono passati 43 anni… Molto si è fatto, afferma Carmelo, e molto c’è da fare: ma senza paura. E se Carmelo non è riuscito a farlo l’avvocato, il suo dovere… eh sì! quello lo ha sempre fatto.

Informazioni aggiuntive

Autore

Beatrice Monroy

Collana

Premio LiberEtà

Pagine

72

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