Io, volontario tra colf e badanti dimenticate dallo Stato

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Pubblichiamo la testimonianza di Roberto Iovino, della segreteria della Cgil di Roma e Lazio, che ha passato un giorno tra i volontari di Nonna Roma, per distribuire pacchi alimentari a badanti e colf che vivono nei sottoscala del centro di Roma. “Lo Stato si è dimenticato di loro, proprio come i braccianti della terra”.

Ho passato una domenica a fare volontariato con i compagni e le compagne di Nonna Roma, Onlus che dall’inizio della emergenza sanitaria ha preso in carico 1500 famiglie meno abbienti della capitale, molte residenti nelle periferie tanto evocate quanto dimenticate.

Periferie che non sono solo nei sobborghi, ma che a volte ritroviamo anche nello stesso centro di Roma. 

E’ un’esperienza che ho intenzione di ripetere ogni week end da qui alla fine dell’emergenza.

Ciò che più mi ha colpito di questa domenica è  il fatto che tutti pacchi che abbiamo consegnato io e mia moglie Federica, volontaria come me, fossero rivolti a persone impegnate nell’attività di colf e badantato.

L’abbiamo capito dalla nazionalità e anche un po’ dal luogo del domicilio: abitano quasi tutti i seminterrati e gli scantinati dei bei palazzi d’epoca dei municipi I, II e III. 

Sono gli invisibili a cui nessuno dà una mano. Quanto è ingiusto uno Stato che da’ un’indennità ai notai e si dimentica delle persone che hanno davvero bisogno? Forse ciò avviene perché sono per lo più migranti?

Eppure sono le stesse persone che ci garantiscono gran parte dei servizi essenziali: il cibo e l’assistenza dei non autosufficienti, per esempio. Una di queste persone ci ha poi mandato un messaggio dopo la consegna del pacco: “Che Dio vi benedica”, c’era scritto. Non so onestamente di quale Dio parlasse, del suo, del mio, quello di tutti o quello di nessuno.

Un’altra persona, dopo averci ringraziato per la consegna del pacco, ci ha tenuto a precisare che il lavoro ce l’aveva – a volte farsi aiutare genera anche un senso di colpa per la propria condizione di indigenza – ma che l’aveva temporaneamente perso perché non era in regola con il contratto, e non se la sentiva di rischiare una multa di 4000 euro per continuare ad andare a fare le pulizie nelle case del centro.

Quello che mi preme sottolineare è che si tratta di migliaia di persone che spesso non hanno altro sostegno che quello delle onlus. Le stesse che una certa politica vuole cancellare perché colpevoli di salvare vite umane.

In tutto ciò, i buoni spesa del comune di Roma ancora non si sono visti, mentre gran parte della classe politica parla di spiagge si-spiaggia no e di voucher in agricoltura. Come se fossero i voucher a fare la raccolta nei campi, e non gli uomini e le donne che vanno retribuiti perché lavorano o regolarizzati perché privi dei diritti di cittadinanza.

C’è un filo rosso che lega gli sfruttati nei campi e chi si occupa dei nostri anziani nelle nostre città: la loro condizione di invisibili. Lo sono non per noi,  ma per le istituzioni e per una certa propaganda politica.

Per noi non possono esserlo: per noi che facciamo la spesa in un periodo di difficoltà economica, per noi che dobbiamo garantire sollievo e assistenza a chi non è autosufficiente, per noi che continuiamo a credere che la giustizia sociale sia più di uno slogan.

Nulla sarà come prima? Certo, se però ci stiamo impegnando affinché sia peggio direi che stiamo a buon punto. Per questo a fine giornata sono tornato a casa con un rimorso: ero io che dovevo dire grazie a queste persone e non certo loro a me.

Roberto Iovino, è un ex dirigente nazionale della Flai Cgil, oggi fa parte della segreteria regionale della Cgil di Roma e Lazio.