Dalle terre confiscate alla camorra, verdure, ortaggi e confetture per le famiglie in difficoltà economica. Accade ad Afragola, in provincia di Napoli. Protagonisti, un gruppo di cooperative, associazioni e organizzazioni che hanno in gestione la “Masseria Antonio Esposito Ferraioli” (dal nome del giovane sindacalista della Cgil ucciso nel 1978 dalla camorra), 120mila metri quadri confiscati alla criminalità organizzata e restituiti al Paese, e 120 famiglie della zona che coltivano gli orti urbani messi a disposizione della comunità.
“Il Covid 19 ha impedito a quelle famiglie di incontrarsi e di raccogliere i frutti del lavoro nel loro orto – racconta Gianluca Torelli – ma non di aiutare chi ha più bisogno. Qui, con il lavoro nero e sommerso, che purtroppo per tante e tanti sono gli unici modi per portare un piatto in tavola, sempre più famiglie sono rimaste senza aiuto e la stuazione si va facendo sempre più complicata. Così abbiamo raccolto insieme l’appello del Comune e, lavorando in sicurezza, abbiamo consegnato trentasei casse di verdura a una rete di parrocchie che provvederanno a distribuirle. Nei prossimi giorni continueremo con altre consegne”.
Nel bene confiscato più grande dell’Area metropolitana di Napoli, la pandemia ha costretto il gestori a interrompere, eccezion fatta per la coltivazione dei campi, tutte le iniziative promosse con l’obbiettivo di creare un forte legame sociale con le persone che vivono quel territorio. Tutto riassunto in una frase, che appare sul sito, di Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.
“Per fortuna – aggiunge Torelli – sono in molti a sostenerci, il progetto è benvoluto. Con la Masseria ci siamo riusciti”.
Oltre agli orti urbani e all’impresa agricola che produce pesche, grano, verdure e ortaggi, son tante anche le attività che promuovono le relazioni sociali e di emancipazione. Un gruppo di donne vittime di violenza domestica, di tratta, che hanno perso il lavoro o sono giovani precarie, qui ha potuto seguire un corso per conquistare l’autonomia economia creando un’impresa sociale; un progetto prevede la realizzazione del “Museo vivente della biodiversità”, nato nel marzo 2018 e che conta sulla piantumazione di 1704 alberi di varietà tipiche e autoctone del territorio; si promuovono incontri per il contrasto al caporalato e attività didattiche e si organizzano feste popolari a Pasquetta e il 1°Maggio.
Da non molto il bene, nato nel 2017, ospita da giugno a settembre decine di volontari giovani e anziani, in questo caso dello Spi Cgil, che partecipano ai “Campi E!state liberi”, le settimane di lavoro e impegno didattico contro le mafie che si tengono in tutta Italia.
“È una mia idea, ma quest’anno sarà molto complicato realizzarli – osserva Torelli – e anche se in teoria saremmo pronti, ci sono tanti, forse troppi interrogativi senza risposte. Ora la cosa più importante da fare, per tutti, è restare a casa. Finita l’emergenza, ricominceremo”.