Case di riposo: in Piemonte molti morti, pochi tamponi

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E’ uno dei tanti paradossi di questa emergenza sanitaria, a cui le autorità pubbliche dovranno dare prima o poi una risposta. A Grugliasco, in provincia di Torino, nella casa di riposo “San Giuseppe”, in due settimane sono morti 21 anziani. Tutto farebbe pensare al coronavirus, ma in realtà non lo scopriremo né oggi, né domani.

Già perché i corpi dei 21 deceduti sono stati cremati, senza che le autorità sanitarie sentissero l’esigenza di sottoporli al test per verificare se erano positivi.  Zero test, zero contagi, zero morti da coronavirus.

E così è per i 66 ospiti ancora presenti nella struttura. Nessuno di loro – come riporta La Repubblica – era stato fino a ieri sera sottoposto al tampone per attestare un eventuale positività al coronavirus.

Il contagio sarebbe partito da una delle operatrici che, invece lei sì, è stata scoperta positiva. Il sindaco intanto, assieme all’Asl, ha presentato ai carabinieri un esposto per accertare quanto è accaduto nella struttura a partire da due settimane fa, quando i primi ospiti si sarebbero sentiti male.

Un caso molto simile a quello di Grugliasco è avvenuto a Biella, nella casa di riposo “Gallo”, dove i morti sarebbero 20 su 54 ospiti della struttura.

Anche qui ospiti ed operatori non sarebbero stati sottoposti a tamponi.

A Biella la situazione è molto critica. Sono molte le strutture interessate, anche con morti. L’accertamento dei casi covid procede a macchia di leopardo. In alcune strutture, come la Zenia di Lessona i test hanno rilevato la presenza del contagio. In altre, come a Pollone, i medici di base avrebbero segnalato la struttura come “focolaio”, ma da quanto ci risulta i test non sarebbero stati ancora effettuati. Ufficialmente per la mancanza di reagenti.

“Alla sollecitazione dello Spi Cgil Piemonte e della Cgil in un incontro con la Regione, erano stati promessi  – spiega Graziella Rogolino, della segreteria Spi Cgil Piemonte – dispositivi di protezione individuali e tamponi, ma i dpi e i tamponi non si sono ancora visti”.

Ma anche dove la situazione non è ancora precipitata, ma rischia di precipitare presto, i tamponi stentano ad arrivare e la situazione appare molto precaria. Alla Rsa Le Terrazze, a Torino sono i parenti a sollevare un velo sulla gravità della situazione con una lettera inviata allo Spi Cgil di Torino e al sportello dei diritti del malato: “Siamo angosciati – scrivono i familiari degli ospiti – crediamo che sia presente il virus covid anche se non ci è stato confermato. Siamo preoccupati dalle notizie che arrivano dai nostri parenti via telefono, ossia che non vi è personale sufficiente, non sono più garantite le cura, l’igiene e la somministrazione regolare dei pasti”.

Allarme ripreso da SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL in una lettera urgente al prefetto di Torino: “Richiediamo un vostro intervento urgente – dicono le tre sigle – siamo informati che le rappresentanze dei lavoratori delle due strutture di Torino e Settimo hanno richiesto all’Asl i tamponi a tutto il personale, agli ospiti e ai familiari visitatori che si sono recati presso le due Rsa di Torino e Settimo. La situazione in queste due strutture è grave, a causa  dell’emergenza Covid”.

Situazioni al limite per gli operatori delle strutture piemontesi. In molti casi costretti a turni massacranti, in condizioni di lavoro che non garantiscono le condizioni minime di sicurezza, come lamentano i lavoratori delle case di riposo.

“Le case di riposo nel biellese sono scoppiate – denuncia Vilma Bonda Fradello, una sindacalista della Fp Cgil di Biella -; i nostri operatori all’inizio erano costretti a lavorare senza nessun dispositivo di sicurezza, tutto requisito per gli ospedali. Ora la situazione è un po’ migliorata, ma ci sono lo stesso casi di nostri addetti che lavorano con le mascherine chirurgiche. Tanti i casi di operatori infettati”.

E finiscono in procura pure i casi delle casa di riposo di Brusasco e Bosconero, dove al momento vi sono stati rispettivamente 12 e 3 le vittime.

«Anziché accudire gli anziani qui dentro corriamo il rischio di farli ammalare e morire di Covid», dicono alcuni dipendenti della residenza «Annunziata» di Brusasco. Come riportava La Stampa, solo due giorni fa, uomini e donne – sono in tutto ventidue – che ancora non sanno se sono positivi o no al virus. Il tampone era solamente una speranza mai diventata realtà. «Abbiamo sollecitato più volte, sia all’Asl To4, sia all’Unità di crisi gli esami per i dipendenti e per le persone ricoverate, ma per ora non è accaduto nulla».

 

Dove invece i tamponi vengono fatti, come a Bosconero, dai tamponi effettuati è stato possibile accertare che metà degli operatori e 43 anziani presenti nella locale casa di riposo sono positivi.

Gli operatori avrebbero lavorato per settimane senza mascherine e guanti, e questo fa temere che in realtà il contagio abbia potuto espandersi nella case di riposo piemontesi indisturbato per settimane, prima che esplodesse l’emergenza vera e propria.

E come in altre regioni, continuano ad arrivare segnalazioni da molte strutture. Vi sono positivi nelle case di riposo di Chieri, Condove e Borgaro.

A Villanova di Mondovì, alla “Don Bartolomeo Rossi” si registrano 35 positivi su 37, e anche 10 operatori sarebbero stati contagiati.

Nella triste contabilità, purtroppo vi sarebbero già tre morti.

Così come a Borgomanero, dove 15 ospiti dell’Opera Pia Curti, isolati in un’ala dell’edificio, sono morti.