Le api? Ora migrano in città

0
556

Minacciate nelle aree rurali da pesticidi e agrofarmaci, le api trovano un insperato rifugio nei centri urbani, dove l’apicoltura è sempre più diffusa. Non è raro trovare alveari sulle terrazze o nei parchi di metropoli come New York, Londra, Sydney o Parigi. A Roma ce ne sono quaranta nei pressi del Colosseo

Minacciate nelle aree rurali da pesticidi e agrofarmaci le api stanno trovando rifugio nelle città. Sono già di casa in metropoli come Sidney, New York, Londra, Parigi e in piccoli e grandi centri urbani italiani. Il fenomeno dell’apicoltura urbana è letteralmente esploso. Alveari vengono installati sui tetti di ristoranti alla moda e musei, centri socioculturali e siti industriali.

Nel cuore di Roma antica, non è sfuggito all’apemania il Parco archeologico del Colosseo. Tra monumenti eterni e ulivi sono stati piazzati quaranta apiari dei quali viene ricavato un miele pregiato, chiamato l’ambrosia del Palatino. Cosa spinge dunque pubbliche amministrazioni e privati cittadini, il Fondo ambiente italiano e Legambiente
a prendersi cura degli insetti bottinatori?

Gli impollinatori. Il valore economico del lavoro delle api è stimato in circa 153 miliardi di euro a livello mondiale e in 22 nella sola Europa. Non producono soltanto miele, ma ricoprono un ruolo strategico nella conservazione della flora e della biodiversità.

La diminuzione degli insetti bottinatori altererebbe l’equilibrio degli ecosistemi ambientali. «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’umanità non resterebbero che quattro anni di vita»: questa frase, attribuita a Albert Einstein, contiene un avvertimento da non sottovalutare.

Senza le api la vegetazione spontanea e numerose coltivazioni estensive non avrebbero modo di perpetuarsi. Un terzo del cibo che arriva sulle nostre tavole dipende dall’opera delle regine della biodiversità. Volando di fiore in fiore, sono responsabili dell’impollinazione di circa 250 mila specie arboree e del 75 per cento delle colture alimentari globali.
Frutta e verdura certo, ma anche il caffè e il cioccolato dipendono dal loro incessante lavoro.

Rischio estinzione. Nella lista stilata dall’International union for conservation of nature, però, è valutato a rischio di estinzione il 40 per cento delle api: 58 delle 130 specie esistenti potrebbero a breve sparire dalla faccia del pianeta.

La cementificazione, insieme all’agricoltura estensiva, è una delle principali cause della distruzione del loro habitat naturale. E allora l’apicoltura urbana sembra essere un modo per dare loro asilo e protezione. Ci sono zone del mondo dove le api sono già scomparse e per fermare la conseguente desertificazione le aziende agroalimentari stanno pensando di utilizzare i nanodroni per impollinare le colture intensive.

Sentinelle dell’aria. Che le api e gli esseri umani possano aiutarsi a vivere in armonia lo dimostra una nuova tendenza: il loro impiego da parte di centri di ricerca, come il Cnr, o del ministero della Salute, nel ruolo di bioindicatori in grado di restituirci informazioni sulla qualità dell’aria.

Un esperimento in tal senso è in corso nelle storiche Acciaierie di Terni, dove sono ospitati dieci alveari, una popolazione di cinquecentomila apis mellifere ligustiche, una specie incline a ispezionare il territorio nel raggio di tre chilometri e a metabolizzare gli agenti inquinanti: attraverso l’analisi del nettare, del miele e della melata da esse prodotto può essere monitorata la presenza di centinaia di pesticidi e metalli pesanti nell’ambiente circostante.