La tutela dell’ambiente in Costituzione è un fatto epocale

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Con la riforma degli articoli 9 e 41, la difesa dell’ambiente, della biodiversità e degli animali entra a pieno titolo nella nostra carta costituzionale. Dopo una lunga battaglia, la nostra legge fondamentale recepisce un cambiamento di sensibilità già avvenuto all’interno della nostra società. 

Una battaglia epocale è stata vinta. La tutela dell’ambiente, della biodiversità e del mondo animale è entrata a pieno titolo nella Costituzione italiana. Quasi quarant’anni dopo l’Olanda (1983) e trenta dopo la Germania (1994), anche il nostro paese fa un passo avanti nel rispetto del pianeta. La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge che prevede la modifica di due articoli della Carta fondamentale della Repubblica: il 9 e il 41. 

Dopo l’iniziale ostruzionismo della Lega, preoccupata dal fatto che la nuova formulazione potesse essere interpretata come una limitazione alla caccia e agli allevamenti intensivi, il testo della riforma ha trovato ampio consenso parlamentare. E poiché il Senato lo aveva già approvato con la maggioranza dei due terzi, il suo iter parlamentare è concluso e non dovrà essere sottoposto a referendum. 

Ma vediamo nel dettaglio qual è la portata innovativa di questa riforma. Partiamo dalla sua ratio. Nel nuovo dettato costituzionale l’ambiente è indicato come un valore primario costituzionalmente protetto e non una cosa o, in un certo senso, una proprietà a uso e consumo esclusivo degli umani.

Nello specifico, l’articolo 9, che rientra tra i principi fondamentali della Costituzione, già conteneva «la tutela del patrimonio paesaggistico, storico e artistico della Nazione». Con la revisione, con questo articolo la tutela ora si allarga a «l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni» e inoltre «la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». 

Per la prima volta, un riferimento al mondo animale viene introdotto nella Costituzione. È una novità in linea con gli orientamenti normativi europei, nei quali si raccomanda agli stati membri di porre attenzione alle necessità degli animali, poiché si tratta di «esseri senzienti», dotati quindi di sensibilità oltre che di istinti.

Inoltre, è stato modificato anche l’articolo 41. Qui sono esplicitamente apportati due nuovi limiti all’iniziativa economica. La salute e l’ambiente, secondo il nuovo articolo 41, devono essere tutelati al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana. 

La stessa norma sancisce come le istituzioni attraverso le leggi, i programmi e i controlli possano orientare l’iniziativa economica pubblica e privata non solo verso fini sociali, ma anche verso quelli ambientali. 

«È giusto che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi – ha commentato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani –, sia diventato un valore fondante della nostra Repubblica, è un passaggio imprescindibile per un paese come l’Italia che sta affrontando la propria transizione ecologica. Per le conseguenze che ci saranno in futuro sulle prossime generazioni, questa conquista è fondamentale e ci permette di avere regole ben definite per proteggere il nostro pianeta». 

Una cosa è certa: quando si mette mano a una Carta costituzionale è perché rispetto a un tema qualcosa sta cambiando nel sentire comune della società. E con tutta evidenza la riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana coglie l’avanzare di una mutata gerarchia di valori in larga parte della società italiana e, in particolar modo, delle nuove generazioni.