Nonni e nipoti a confronto sul futuro. Come sarà il nostro domani? In che modo la pandemia ha cambiato orizzonti, aspettative e speranze? Lo abbiamo chiesto a tanti nonni e nipoti che per più di due mesi non si sono potuti vedere ma sono rimasti in contatto con il telefono e le videochiamate. Ora eccoli riuniti virtualmente in un confronto tra generazioni sul futuro che ci attende. Una doppia testimonianza per ogni puntata.
Franco è nato a San Basilio, periferia Nord Est della Capitale, quasi sessant’anni fa. Le vicissitudini della vita lo hanno portato fino a Trastevere, dove da anni vende accendini e fazzoletti agli automobilisti in sosta al semaforo, tutti i giorni della settimana, tranne la domenica. Ormai conosce tutti a menadito. Sempre sorridente, anche quando è freddo e piove.
L’emergenza coronavirus, per tutti gli invisibili come lui, ha praticamente annientato qualunque forma di sussistenza: niente semaforo, niente accendini, niente strette di mano, niente macchine. Il lockdown per Franco è stato duro, come lo è stato per tutti coloro che non hanno un lavoro e vivono ai margini della società. “Ho avuto paura di non poter pagare l’affitto”, dice. “Però poi mi sono arrangiato come meglio potevo e sono andato a fare consegna della spesa a domicilio a persone anziane che avevano bisogno di aiuto”. A Trastevere ora ci torna di tanto in tanto, con tutte le precauzioni del caso, con guanti e mascherina e aiuta chi va a fare la spesa al supermercato vicino al “suo” semaforo.
“La vedo brutta per il futuro. Sono preoccupato, soprattutto per i miei figli e i miei nipoti”. Di figli ne ha sei, di nipoti dieci, l’undicesimo è in arrivo. “Ho dovuto cambiare tutta la mia vita da quando c’è la pandemia. Non ho potuto più lavorare come facevo prima, mi sono adattato e qualche lavoretto l’ho trovato”. Ma non è semplice. “Io campo un giorno alla volta, come faccio a pensare al futuro”? dice mentre la moglie Graziella esclama in sottofondo “il futuro è una schifezza!”, ma lo dice con ironia. In realtà sta ridendo. L’ottimista della famiglia è lei: “i giovani se la caveranno, sono svegli, e le porte che ora sembrano chiuse se le sapranno aprire”.
Energia, ottimismo e fiducia nel futuro, anche se il presente è duro. Niente lavoro, niente pensione, tante bocche da sfamare e l’affitto da pagare. Ma insieme al telefono ridono contenti, nella loro casetta sulla Casilina, dopo Grotte Celoni.
Alessia è una delle nipoti. Ha 15 anni. “All’inizio ero contenta di non andare a scuola, ma ora mi manca tanto, mi mancano i miei compagni di classe, anche quelli con cui litigo sempre”. Alessia ha un sogno nel cassetto ma pensa che il coronavirus abbia scombussolato un po’ tutto. “Prima della pandemia volevo diventare una parrucchiera, volevo andare a New York e lavorare per le celebrità. È un sogno che ho avuto sin da piccola. Spero si possa fare ancora ma ora mi sembra più difficile”, dice con un sottile velo di malinconia sotto la voce di adolescente al primo anno di scuola superiore.
Sogni infranti o spezzati solo a metà, pronti a rinascere sotto la grinta di chi ha tutta la vita davanti, e con la fiducia dei nonni che tra mille difficoltà si danno da fare e sperano in un futuro migliore per i propri nipoti.