Gnocchi Viani e la nascita delle Camere del Lavoro

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Alle origini del sindacato italiano troviamo un personaggio di grande valore storico di cui quest’anno si celebra il centenario della morte: Osvaldo Gnocchi Viani.

Lo stretto legame tra la storia del movimento dei lavoratori e la tradizione risorgimentale non viene valorizzato come meriterebbe. È Mazzini a promuovere le prime organizzazioni operaie. E quando il suo partito d’azione, contrario alla lotta di classe e all’Internazionale, entra in crisi, s’impone il ruolo carismatico di Garibaldi. Le simpatie dell’eroe dei due mondi per la Comune di Parigi e per le idee dell’Internazionale stabiliscono una continuità tra le correnti democratiche del Risorgimento e il nascente socialismo italiano. Garibaldi viene acclamato presidente onorario di numerose società operaie e non pochi volontari, dismessa la camicia rossa, contribuiscono a organizzare le file del proletariato.

Osvaldo Gnocchi Viani è il caso più significativo. Di lui quest’anno celebriamo il centenario della morte, avvenuta a Milano l’8 gennaio 1917. Nato a Ostiglia nel 1837, dopo la laurea in legge si trasferisce a Genova, dove conquista notorietà e prestigio ai vertici della Consociazione operaia, stabilendo un rapporto di amicizia e stima reciproca con Mazzini. La sua autonomia di giudizio lo porta tuttavia a marcare le distanze dalle idee filosofico-religiose del maestro e ad abbracciare una concezione materialista. Nel 1870 parte volontario per la campagna dei Vosgi, come ufficiale di ordinanza di Garibaldi, contrariando i mazziniani ortodossi, a cui non vanno giù le sempre più esplicite simpatie internazionaliste di Gnocchi Viani. Il suo tentativo di conciliare mazzinianesimo e socialismo dura poco. Al XII congresso delle Società operaie affratellate, svoltosi a Roma nel novembre 1871, non vota l’ordine del giorno che si richiama ai «princìpi politici e sociali propugnati da quarant’anni da Mazzini» e aderisce al documento internazionalista secondo il quale «l’emancipazione economica delle classi operaie non può compiersi che da esse stesse».

La residenza romana. Da allora si stabilisce a Roma guadagnandosi da vivere come correttore di bozze ed entrando in contatto con i tipografi che più di altri lavoratori hanno compiuto significativi progressi sul terreno della resistenza. Da qui prende le mosse il suo impegno per dotare il proletariato della capitale dei necessari strumenti di tutela, impegno che si concretizza nel 1872 con la costituzione della Lega operaia d’arti e mestieri, prima sezione romana dell’Internazionale. Nel 1873 Gnocchi Viani rivolge, a nome dei muratori romani, un’istanza al sindaco, minacciando lo sciopero nel caso non vengano accolte le richieste della categoria. Per tutta risposta il 15 maggio viene arrestato insieme ad altri internazionalisti con l’accusa di cospirare contro la sicurezza dello Stato.

Il trasferimento a Milano. Nel novembre 1876 Gnocchi Viani si trasferisce a Milano e partecipa al congresso della Federazione dell’Alta Italia dell’Internazionale ribadendo il suo rifiuto dell’insurrezionalismo. Dalla tribuna afferma che «le rivoluzioni non s’improvvisano né si fanno a ora fissa». Gnocchi Viani comincia a pensare a un partito “sociale” ed “emancipatore” che si proponga soprattutto la difesa degli interessi economici e morali degli operai, come sarà appunto il Partito operaio italiano, sorto nel 1882.

La nascita delle camere del lavoro. Ma il nome di Gnocchi Viani è soprattutto legato alla costituzione delle camere del lavoro in Italia. L’ispirazione gli viene durante un soggiorno in Francia dove è inviato nel 1885 dal giornale economico Il sole per studiare i rapporti di lavoro d’oltralpe. A Parigi è ospite di Benoit Malon, un altro eclettico del socialismo, che, dopo essere stato tra i capi della Comune parigina, è giunto a questa convinzione: «Siamo rivoluzionari quando le circostanze lo esigono e riformisti sempre». Una visione pragmatica che Gnocchi Viani vede realizzarsi nelle bourses du travail, costituite – la prima sorge a Parigi nel 1887 – per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Al ritorno in patria l’ex garibaldino si attiva affinché nascano anche da noi organismi similari. Nel 1889 pubblica l’opuscolo Le borse del lavoro e due anni dopo contribuisce alla costituzione della camera del lavoro a Milano, la prima in Italia.