Covid: mancano i medici ma proibito assumere stranieri

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È inspiegabile: da settimane le autorità sanitarie denunciano la carenza di medici e infermieri e la necessità di assumere, ma non si applica l’articolo 13 del decreto Cura Italia che prevede espressamente anche l’assunzione di medici e infermieri stranieri con regolare permesso di soggiorno”.

La denuncia arriva dall’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, dopo la clamorosa esclusione dai bandi della Regione Piemonte dei medici con cittadinanza extraeuropea, che non siano soggiornanti da lungo periodo nel nostro paese. Cioè la stragrande maggioranza dei medici stranieri presenti in Italia. La scelta appare ancora più stridente se si considera che la regione è praticamente al collasso, con il 164 per cento dei posti letto di medicina occupati dai pazienti Covid, e una più drammatica penuria di personale. 

Ma non è solo il Piemonte ad applicare questa politica. Secondo l’associazione, nel momento più doloroso dell’emergenza pandemica, sarebbero numerose le Regioni e le Asl a escludere gli stranieri con titoli riconosciuti e regolare permesso di soggiorno che potrebbero dare man forte al nostro sistema sanitario. 

Casi simili si segnalano in Emilia Romagna, Calabria, Marche, Sicilia e Liguria. Meglio invece Molise, Lombardia e Veneto. In Lombardia possono presentare la domanda anche i laureati in medicina e chirurgia privi della cittadinanza italiana, abilitati all’esercizio della professione medica, previo riconoscimento del titolo. C’è poi chi ha applicato in maniera estensiva il decreto di marzo, come ha fatto l’Asl 3 della Liguria, consentendo agli stranieri che hanno titoli conseguiti all’estero ma non riconosciuti in Italia di poter concorrere. Ma sia in Lombardia che in Liguria i posti a disposizione per gli stranieri riguardano solo collaborazioni e partite Iva, mentre per le assunzioni rimane lo stesso problema. 

“Nella quasi totalità dei casi si continua a ignorare la deroga stabilita dal Cura Italia – spiega Paola Fierro, legale dell’Asgi – ed è grave che a farlo siano amministrazioni pubbliche. Ospedali e Aziende sanitarie continuano a bandire concorsi che, quanto ai medici, richiedono il requisito della ‘cittadinanza italiana o di paesi dell’Unione Europea’ e, quanto al restante personale sanitario, (infermieri, Oss e Asa) prevedono i requisiti previsti dall’articolo 38 Testo Unico del pubblico impiego, escludendo pertanto i cittadini extra Ue che non siano soggiornanti di lungo periodo” 

A Catania, ad esempio, l’Azienda Ospedaliera Garibaldi per far fronte all’emergenza assume soltanto biologi con cittadinanza italiana ed europea, nonostante l’associazione avesse inviato una lettera mesi fa per segnalare il nuovo orientamento normativo. In Piemonte, accanto ai cittadini italiani ed europei, si consente l’accesso solo a chi rientra nei benefici dell’articolo 38. 

Una situazione che il presidente dell’Amsi, l’Associazione dei medici stranieri in Italia, il dottore Foad Aodi, giudica gravissima. “Da un lato – spiega Aodi – sono arrivate negli ultimi tre anni, e specie ora in emergenza Covid, oltre 10mila richieste di nuove assunzioni dal servizio pubblico; dall’altra abbiamo situazioni come quelle del Piemonte, dove per ragioni burocratiche e politiche si tengono fuori persone che vivono e lavorano in Italia. Chiediamo di frenare le discriminazioni, consentendo a medici e infermieri di origine straniera di sostenere i concorsi anche senza cittadinanza italiana”. 

Nel nostro Paese – secondo i dati dell’Amsi – sono presenti circa 77mila e 500 persone cittadini stranieri con qualifiche sanitarie: 22mila medici, 38mila infermieri, e poi fisioterapisti, farmacisti, odontoiatri e altri professionisti della sanità, per i due terzi già impegnati nella sanità privata. Ma appena il dieci per cento riesce ad accedere a posti di lavoro nell’ambito della Sanità pubblica.