Sono quattro i colpi di pistola esplosi ieri contro Casa don Diana a Casal di Principe, uno dei luoghi simbolo della lotta alla camorra in provincia di Caserta. È accaduto ieri. Ora sono in corso i rilievi dei Carabinieri che dovranno accertare cosa è accaduto. Da Casa don Diana attendono fiduciosi l’esito delle indagini, e intanto si va avanti, con il lavoro quotidiano che giorno dopo giorno viene portato avanti in quella che è diventata negli anni meta di turisti responsabili ma anche di cittadini di passaggio, studenti. Casa don Diana è un centro polivalente di promozione sociale per giovani e adulti in una villa che una volta era di proprietà del clan dei Casalesi.
Facciamo un passo indietro. Don Diana viene brutalmente ucciso dalla camorra nel 1994. Da allora, anno dopo anno la rete di contrasto all’illegalità si è forgiata e rafforzata. Oggi sul territorio operano associazioni e cooperative che si danno da fare per riportare tra i cittadini la cultura della legalità. Lo fanno tra i vicoli stretti di quella che è una grande kasba nostrana dove le case si attorcigliano l’una sull’altra. Cemento, tanto. Abusivismo, tantissimo. È su questo territorio martoriato dalla criminalità che si dà da fare una delle realtà più dinamiche, la Nuova cooperazione organizzata, un consorzio di cooperative sociali nato nel 2012 che, tra le altre cose, lavora con persone con disagio psichico in beni confiscati alla camorra. È proprio di Nco una delle prime manifestazioni di solidarietà a Casa don Diana dopo i fatti di ieri. “Il clima è teso”, ci racconta Pasquale Corvino di Nco. “Solo pochi giorni fa si è dimesso il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, per aver chiesto alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tempi più lunghi per sgomberare un edificio abusivo”. Obiettivo del sindaco era quello di trovare alloggio per le due famiglie che occupavano la casa abusiva in un bene confiscato. “Occorreva qualche giorno in più rispetto alla scadenza data dalla Procura. Il rinvio dell’abbattimento della casa abusiva era condizionato dalla fine dei lavori di ristrutturazione del bene confiscato. E invece la Procura si è opposta, l’edificio è stato demolito, le famiglie sgomberate”. Il malcontento è tanto e la tensione alta. Un clima che favorisce le incursioni camorristiche e le azioni intimidatorie, proprio come quelle di cui è stata fatta oggetto Casa don Diana.
“Noi di Nco continuiamo nel nostro lavoro quotidiano, con forza e tenacia. Ma di sicuro quanto accaduto insegna che le conquiste civili, sociali, politiche e culturali vanno difese giorno dopo giorno. Non si può mai abbassare la guardia”, conclude Pasquale Corvino.
Il sindacato dei pensionati della Cgil ha espresso subito la sua solidarietà a Casa don Diana. Proprio poche settimane fa, lo Spi Cgil ha concluso proprio qui, insieme a Nco e a Libera, uno dei suoi campi della legalità. Giorni di esperienza per tanti ragazzi arrivati da tutta Italia per capire da vicino cos’è la Camorra e trovare insieme le strade per combatterla. “La risposta democratica saprà essere più forte delle intimidazioni laddove emergesse che di questo si tratta”, ha detto Lorenzo Mazzoli, segretario dello Spi Cgil che si occupa di legalità.
“Siamo di fronte a un episodio allarmante in un territorio pieno di tensioni. E non bisogna sottovalutarlo anche perché la sottovalutazione può portare a conseguenze gravi. Occorre alzare la vigilanza democratica”, ha detto Franco Tavella, segretario generale dello Spi Campania. “Noi siamo ovviamente in contatto con Casa don Diana per dare insieme una risposta democratica. Non vogliamo interrompere il percorso anticamorra che stiamo facendo”.
Solidarietà anche dalla Cgil di Caserta al Comitato don Peppe Diana e ai suoi attivisti: “La lotta per la legalità e contro la criminalità organizzata che accomuna associazioni, sindacato e tantissimi cittadini evidentemente dà ancora fastidio”, ha detto Matteo Coppola segretario generale Cgil Caserta.