Basaglia rivoluzionario, cento anni dalla nascita dello psichiatra

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Cento anni fa, l’11 marzo 1924, nasceva a Venezia il grande psichiatra Franco Basaglia. La sua pratica clinica e le sue teorie condussero, nel 1978, con la legge 180 alla chiusura dei manicomi e all’apertura dei primi centri di salute mentale territoriale.

Psichiatra, riformatore e splendida figura di intellettuale del fare. Non solo ha insegnato a pensare diversamente la malattia mentale, ma ha anche persuaso istituzioni, medici e familiari dei pazienti a cambiare profondamente. Franco Basaglia, nasceva cento anni fa, l’11 marzo 1924, a Venezia. Le sue idee hanno avuto un impatto – internazionalmente riconosciuto – sulla vita pubblica degli anni Settanta, aprendo la strada a una delle più radicali riforme di quel periodo storico ricco di trasformazioni sociali e culturali.

«Basaglia non esclude la dimensione clinica del disturbo psichico, però si interroga sulla sua presa in carico nel contesto di una comunità – spiega Mario Colucci, autore di una recente biografia sullo psichiatra –. La sua è una ricerca clinica dei legami sociali, dell’abitare, dell’inserimento lavorativo e del recupero dell’appartenenza alla comunità».

L’antifascismo e gli anni di Gorizia 

Nel 1943, Basaglia è un giovane studente di medicina e chirurgia dell’Università di Padova. Qui entra in contatto con un gruppo di studenti antifascisti e, a seguito del tradimento di un compagno, viene arrestato e detenuto fino alla fine della guerra. L’esperienza del carcere sollecita in lui le prime riflessioni su un’altra istituzione totalitaria: il manicomio. «Quando sono entrato in un carcere mi ricordo una situazione allucinante che mi sono ritrovato a vivere, tredici anni dopo la laurea, quando sono diventato direttore di un manicomio. Ho provato la stessa sensazione».

Dopo la specializzazione in malattie nervose e mentali, dal 1961 Basaglia dirige l’ospedale psichiatrico Gorizia. L’impatto con la durezza della realtà manicomiale è drammatico. Aiutato da un gruppo di giovani psichiatri, inizia ad applicare nuove regole e mettere fine alle contenzioni fisiche e alle terapie di shock.

Sono anni di grande produzione intellettuale con riflessioni e pubblicazioni scientifiche sulla sua pratica clinica: schizofrenia, stati ossessivi, depersonalizzazione, sindrome paranoide e disturbi correlati all’abuso alcolico. Nel frattempo, la vita dell’ospedale psichiatrico si arricchisce di assemblee dei medici, di feste, gite, laboratori artistici. Cade la separazione coatta fra degenti uomini e donne e vengono aperti padiglioni e cancelli che diventano luoghi di aggregazione culturale.

Dal manicomio di Trieste alla legge 180 del 1978

Il 1971 è l’anno della svolta. Basaglia vince il concorso per la direzione dell’ospedale psichiatrico di Trieste (1182 pazienti di cui 840 in regime coatto).  Inizia a lavorare, insieme a una squadra di giovani medici, per superare l’isolamento dell’ospedale rispetto alla città e proiettarlo nel territorio circostante.

Forte dell’esperimento della «comunità terapeutica» di Gorizia, Basaglia intende andare oltre. Lo psichiatra pensa che sia giunto il tempo di mettere in discussione la persistenza stessa dell’istituzione totale. Il manicomio di Trieste deve essere chiuso e al suo posto occorre costruire una rete di servizi pubblici territoriali per accogliere e assistere i pazienti con disagio mentale o psicologico.

Nel 1973, a Trieste si aprono i primi centri di salute mentale territoriale e l’Organizzazione mondiale della sanità designa la città “zona pilota” sui servizi di salute mentale in Europa.  Nello stesso anno, Basaglia fonda con i suoi collaboratori Psichiatria democratica.

Da lì a pochi mesi, il 13 maggio 1978, quasi all’unanimità, il Parlamento approva la legge 180 di riforma del sistema psichiatrico. L’innovativa legge avrà tuttavia una storia di difficile realizzazione. «Abbiamo dimostrato che si può assistere la persona folle in un altro modo – scrive Basaglia –. Non credo che il fatto che una situazione si generalizzi vuol dire che si sia vinto. Il punto è un altro: è che ora si sa cosa si può fare. Nella nostra debolezza, in questa minoranza, non possiamo vincere. Perché è sempre il potere che vince. Noi possiamo al massimo convincere. Nel momento in cui convinciamo noi vinciamo».

A che punto siamo

La riforma Basaglia – secondo Stefano Cecconi, della segreteria dello Spi Cgil – non è ancora stata pienamente applicata: il diritto alla salute mentale, che coinvolge persone di tutte le età, e tra queste molti anziani, non è garantito ancora su tutto il territorio nazionale. «Si sono riaperte strutture molto simili ai vecchi ospedali psichiatrici, e spesso sono i farmaci o la contenzione meccanica la risposta prevalente al bisogno di cura. È una situazione – spiega Cecconi – che riguarda anche molte persone anziane non autosufficienti, ricoverate, o peggio rinchiuse, in grandi strutture, che riproducono esattamente la logica dell’istituzione totale. Con il crescere di patologie connesse all’invecchiamento e alle varie forme di deficit cognitivo, il proliferare di forme di neo-istituzionalizzazione è un rischio concreto. Per queste ragioni lo Spi Cgil si sta battendo per riformare radicalmente le residenze assistenziali (Rsa) e le case di riposo e potenziare i servizi sociosanitari di comunità».

Per saperne di più 

Franco Basaglia è stato anche un agitatore culturale. Per sollevare l’indignazione pubblica sulle condizioni di vita all’interno dei manicomi coinvolgeva nel suo progetto di psichiatria democratica fotografi e artisti. Di seguito alcuni suggerimenti di visione e lettura.

Morire di Classe, libro fotografico a cura Carla Cerati e Franco Berengo Gardin, Einaudi 1969.

Matti da slegare, film inchiesta di Silvano Agosti, Marco Bellochio, Stefano Rullo e Sandro Petraglia, 1975.

Tu interni … Io libero, libro fotografico a cura di Gian Butturini, Bellomi Editore, 1977.

L’istituzione negata, Franco Basaglia, Baldini Castoldi, 1998.

Il manicomio è casa mia, Claudio Repek, LiberEtà Edizioni, 2013.

(Tra parantesi) La vera storia di un’impensabile liberazione, opera teatrale di Massimo Cirri, Peppe Dell’Acqua, Erika Ross, Edizioni AlfaBeta, 2019

Franco Basaglia, Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Feltrinelli, 2024.