La parola d’ordine è: decarbonizzare. Si dice così. Anche se il carbone non è l’unico responsabile dell’inquinamento e del surriscaldamento globale. Nella lista nera entrano anche il petrolio, il gas naturale e tutte le altre fonti energetiche fossili. Ma i veri nemici dell’ambiente non sono loro, quanto i politici responsabili di un uso scellerato di queste risorse. E non è un caso che i paesi che inquinano di più siano Cina e Stati Uniti.
La formula chimica dell’anidride carbonica, nota pure come biossido di carbonio o, più correttamente, diossido di carbonio, è CO2: si tratta di una molecola composta da due atomi di ossigeno e uno di carbonio, combinati in un gas incolore, inodore, presente
ovunque e non nocivo per la salute umana se non in elevate concentrazioni. Piante, alberi, vegetazione e persino alcuni batteri la assorbono dall’atmosfera e la “rompono” in ossigeno e carbonio, utilizzando il secondo per la loro crescita e rilasciando il primo.
Il gas serra. La questione è che la CO2 – presente naturalmente nell’atmosfera terrestre ma prodotta in abbondanza dalla combustione di carbone, petrolio e gas – è il principale dei cosiddetti “gas serra”, che a loro volta sono ritenuti i responsabili del riscaldamento
globale (global warming), ovvero dell’innalzamento delle temperature del pianeta.
Il riscaldamento terrestre. Secondo le ultime rilevazioni attendibili, la temperatura della Terra sarebbe già più alta di un grado rispetto a quella media del periodo 1850-1900, e nell’ultimo mezzo secolo viaggia a un ritmo di crescita di 0,2 gradi al decennio. Qualcuno potrebbe dire che tutto sommato è poco, e che quindi non bisognerebbe preoccuparsene. Ma per convincersi del contrario è sufficiente ricordare che tra un’era glaciale e un’era postglaciale passa una differenza (rilevata dagli studi) di 4-7 gradi centigradi. E che quella
transizione è avvenuta in decine di migliaia di anni, contro i 100-150 anni dell’incremento di un grado misurato oggi.
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