Da luogo di libertà e di socialità il web sta diventando un mezzo di comunicazione sessista e violento. Una gogna di insulti che mescola l’invettiva politica all’apologia dell’aggressione sessuale. La campagna d’odio contro Laura Boldrini scatenata dai fascisti del web mostra quanto la rete si possa trasformare in una macchina di stalking, che colpisce in particolare donne, ragazze, bambine. Non importa chi sei o che cosa fai, quanti anni hai e cosa “posti”: basta un profilo femminile per far scattare la molestia sessuale, violenta, irripetibile. Sempre, ovunque, a ogni ora del giorno e della notte.
Secondo la polizia postale, il 90 per cento delle aggressioni in rete ha come bersaglio donne di tutte le età. Ma l’allarme è mondiale, e lo hanno lanciato per prime centinaia di blogger americane minacciate di morte e di stupro da cyber-persecutori, protetti dall’anonimato. Ma in qualche caso anche esposti con nome e cognome, convinti, sbagliando, dell’impunità della rete.
È accaduto lentamente, anno dopo anno. Più cresceva il popolo del web, più il web diventava il luogo di attacco accanito contro l’integrità femminile. Un terreno sessista di scorribande pericolose, dove spesso insospettabili ed educatissimi uomini si trasformano in grevi aggressori sessuali, affratellati nell’insulto come ultrà digitali, il cui scopo è l’annientamento della dignità della donna. Durante la prossima assemblea delle donne dello Spi Cgil, che si terrà a Roma il 4 e 5 dicembre, dedicheremo una sezione di lavoro alla violenza del web. È un problema che noi donne dello Spi siamo convinte vada affrontato con forza per estirpare dal web questa pianta tossica che avvelena i pozzi di una serena convivenza civile.
Lucia Rossi, segretaria nazionale Spi Cgil nazionale
I numeri della violenza sulle donne