Giornata contro la violenza sulle donne. Allarmanti i dati sui femminicidi

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Nel nostro beneamato paese ogni tre giorni una donna viene uccisa. E spesso questo accade tra le mura domestiche. Maschio, italiano, tra i 30 e i 50 anni, una volta su due marito della vittima. È il profilo del femminicida che emerge da un monitoraggio fatto dal ministero della Giustizia sulla base dell’esame di 417 sentenze, rappresentative del 60% dei casi di violenza sulle donne tra il 2012 e il 2016. L’85% di queste vicende, finite sotto la lente dei giudici, sono classificabili come omicidio. I dati allarmanti sono stati presentati ieri. A questi si aggiungono quelli di Sos Stalking, che indica in 84 le donne uccise da gennaio a oggi: meno che negli anni precedenti – 120 nel 2015, 115 nel 2016 – ma comunque un’enormita’.
Numeri che, alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre), richiamano tutti a una precisa responsabilità: la sconfitta della violenza contro le donne deve diventare una priorità.

Il fenomeno
Dalle violenze domestiche allo stalking (la persecuzione sistematica), dallo stupro all’insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della sfera intima e personale. Il tragico estremo di tutto ciò è rappresentato proprio dal femminicidio che dimostra di essere ancora un reato diffuso e un problema che necessita di una risposta non solo giudiziaria, ma culturale ed educativa. E proprio il femminicidio, l’uccisione di una donna per motivi basati sul genere «in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale», rappresenta la parte preponderante degli omicidi contro il genere femminile.

I luoghi della violenza
L’indagine del Ministero della Giustizia conferma che le violenze si consumano per lo piu’ nell’ambito di rapporti ‘malati’. Nel 55,8% dei casi, infatti, tra autore e vittima esiste una relazione e guardando piu’ approfonditamente dentro questa percentuale, si scopre che nel 63,8% dei casi vittima e carnefice sono marito e moglie, nel 12% hanno un legame sentimentale in atto; nel 24% vi era comunque stata una relazione terminata prima dell’omicidio.
L’autore del reato di femminicidio e’ di nazionalita’ italiana nel 74,5%, cosi’ come specularmente e’ italiana la maggior parte (77,6%) delle vittime.

Come lo fanno
Analizzando gli omicidi emerge un quadro brutale e primitivo. Colluttazioni corpo a corpo dove l’assassino sfoga una rabbia inaudita. L’arma più utilizzata è il coltello. E, più in generale, le vittime vengono uccise con oggetti di uso comune: martelli, accette, picconi, rastrelli. Più tortuosa è la ricostruzione del movente: quasi sempre la causa è legata a gelosia e sentimento di possesso. Spesso ci sono motivi economici. In alcuni episodi l’uomo uccide la donna perché preferisce la sua morte al mantenimento della relazione o per timore dell’eventuale scoperta di adulterio.

La testimonianza di un marito violento 

L’impegno dello Spi contro la violenza sul web

Leggi l’appello della Cgil