La musica al tempo del coronavirus. Una nota tira l’altra #20

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Con questa Nota n.20 terminiamo la rubrica “Una nota tira l’altra”, nella speranza di avervi tenuto compagnia e trasmesso un po’ di serenità in un momento difficile per tutti. Vogliamo concludere proponendo alcuni capolavori assoluti della musica classica, pur sapendo che anche la musica è molto legata ai gusti e alle preferenze di ciascuno, sia nella scelta dei pezzi preferiti che delle loro esecuzioni.

In “Barry Lyndon” (1975), uno dei film in costume più importanti della storia del cinema, Stanley Kubrick usa più volte, assieme ad altri grandi capolavori musicali, la “sarabanda”, dalla Suite in Re minore per clavicembalo di Georg Friedrich Haendel composta i primissimi anni del ‘700. La sarabanda è un’antica danza di origine spagnola (o arabo-persiana) che fu bandita alla fine del ‘500 perché considerata oscena (?). Kubrick la usa addirittura come marcia funebre e, nella scena del duello, la fa addirittura eseguire dalle sole percussioni. Di questo capolavoro vi proponiamo prima la versione per orchestra usata da Kubrick e poi l’interpretazione originale, con le variazioni previste, suonata su un clavicembalo d’epoca (un Hass del 1764) dal clavicembalista argentino Norberto Broggini.
Ascolta il brano 1
Ascolta il brano 2

Mozart di capolavori ne ha scritti veramente tanti. Uno dei più belli in assoluto è il Concerto per clarinetto (di bassetto) e orchestra in La maggiore K622 del 1791. Vi proponiamo il secondo movimento, adagio, eseguito da Vincenzo Papi e dall’Orchestra del Teatro La Fenice. Davvero un brano di respiro universale, verrebbe da dire, nello spazio e nel tempo. Ascolta il brano 3

Anche scegliere un pezzo tra i tanti di Beethoven è impresa ardua. Avendone già proposto altri nelle Note precedenti, oggi possiamo segnalare come capolavoro “assoluto” il suo Concerto n.5 per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore, eseguito per la prima volta a Lipsia il 28 novembre del 1811. In particolare vi proponiamo il secondo movimento adagio un poco mosso in Si maggiore interpretato da Hélène Grimaud accompagnata dall’orchestra della Radio di Francoforte diretta da Paavo Jarvi. Ascoltando questo brano immortale non bisogna dimenticare due aspetti “tecnici” che ne fanno apprezzare ancor di più l’esecuzione. Nei concerti per strumento solista e orchestra, l’orchestra svolge anche una funzione di sostegno: è l’interprete che caratterizza il pezzo, il direttore cura il coerente accompagnamento di tempi e di toni dell’orchestra. Per testimonianza di molti pianisti, i pezzi più impegnativi non sono quelli in cui lo strumento solista parte per primo ma quelli in cui, invece, si deve attendere un tempo, che sembra infinito, in cui suona per prima l’orchestra. È il caso di questo adagio.
Ascolta il brano 4

Nella fase, speriamo finale, della pandemia dedichiamo a tutti coloro che ci hanno lasciato il “Lacrimosa” dal Requiem di Verdi. Il Requiem, uno dei grandi capolavori del musicista parmense, fu scritto in dodici mesi dallautore commosso per la morte di Alessandro Manzoni con cui aveva condiviso gli ideali risorgimentali. Fu eseguito per la prima volta, diretto dallo stesso Verdi, in occasione dell’anniversario della morte di Manzoni, il 22 maggio 1874, nella Chiesa di San Marco a Milano. Ve ne proponiamo la versione eseguita alla Scala, con orchestra e coro della Scala, diretta da Daniel Barenboim. I magnifici interpreti sono, in ordine: Elina Garanca (mezzo soprano), René Pape (basso), Anja Arteros (soprano) e Jonas Kaufmann (tenore). Le parole del “Dies Irae” da cui è tratto il “Lacrimosa” furono scritte da Tommaso da Celano nel 1200.
Ascolta il brano 5

Terminiamo questa rassegna musicale (in 20 puntate) come avevamo iniziato, con l’ “Inno alla gioia” dalla Sinfonia n. 9 in Re minore di Ludwig van Beethoven, eseguita per la prima volta a Vienna il 7 maggio 1824. L’ “Inno alla gioia” è un’ode del poeta tedesco Friedrich Schiller, pubblicata nel 1786, che invoca la fratellanza fra tutti gli uomini. Nel 1972 questa parte della nona sinfonia venne proclamata inno del Consiglio dEuropa e in seguito inno dell’Unione Europea, a simbolo dei valori di pace, libertà e solidarietà tra gli Stati membri. Vi proponiamo prima di tutto la versione dell’inno europeo.
Ascolta il brano 6

È noto che Beethoven era ormai completamente sordo all’epoca della sua IX sinfonia corale e che al termine della prima esecuzione, al “Theater am Kärntnertor” di Vienna, rimase a lungo con le spalle al pubblico che lo acclamava entusiasta, perché non riusciva a sentire gli applausi a lui rivolti. Nel bellissimo film “Io e Beethoven” si è immaginato che quella sera fosse una sua allieva a suggerire al maestro gli attacchi e i tempi della direzione della “nona”. Vi proponiamo, in chiusura, questa emozionante sintesi cinematografica della IX sinfonia corale. Nel film si commuove il coro mentre canta l’Inno alla gioia, si commuove il pubblico in sala e ci commuoviamo anche noi che assistiamo a quell’evento da lontano.   Ascolta il brano 7

Buon ascolto!

Rubrica a cura di Gaetano Sateriale