Svizzera, riforma delle pensioni al centro del dibattito politico. L’invito al voto della lega Spi del Canton Ticino – Moesa

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Immagine di freepik

Un sì e un no per il futuro di pensionati e lavoratori. È l’appello con cui la lega del Sindacato pensionati Cgil del Canton Ticino – Moesa invita a partecipare alle prossime votazioni federali del 3 marzo in Svizzera. In particolare, la lega Spi invita ad esprimere il proprio consenso all’iniziativa popolare “Vivere meglio per la pensione” promossa dalla Federazione svizzera dei sindacati e a un netto rifiuto alla proposta di aumentare l’età pensionabile.

Che cosa chiede l’iniziativa popolare “Vivere meglio per la pensione”

L’iniziativa chiede che tutti i pensionati abbiano diritto a una tredicesima rendita dell’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (AVS), che è il fondamento della previdenza per la vecchiaia svizzera. Attualmente, i beneficiari di una rendita AVS sono oltre 2,5 milioni. La rendita di vecchiaia massima annua passerebbe a 31 850 franchi (+ 2450 fr.) per le singole persone e a 47.775 franchi per le coppie sposate (+ 3675 fr.). Inoltre, in base all’iniziativa, il versamento della tredicesima mensilità non dovrà comportare una riduzione delle prestazioni complementari.

L’appello lega del Sindacato pensionati Cgil del Canton Ticino – Moesa

Secondo quanto dichiarato dai pensionati Cgil, la metà dei pensionati e delle pensionate in Svizzera negli ultimi anni ha dovuto far fronte a un rincaro del costo della vita che li ha colpiti molto duramente, riducendo il loro potere d’acquisto. «Questa tredicesima non è perciò un regalo – dichiarano – ma la sola possibilità di affrontare, come per i lavoratori attivi, le fatture di fine anno che pesantemente gravano sulle condizioni di vita dei pensionati. Perché chi ha lavorato tutta una vita merita una rendita buona e dignitosa». L’innalzamento dell’assicurazione andrebbe secondo lo Spi a vantaggio di tutte e tutti, anche di chi non ha la cassa pensione e non è in grado di risparmiare privatamente.

No all’aumento dell’età pensionabile

Il sindacato invita invece a dire un secco no all’iniziativa popolare dei giovani del Partito liberale radicale che propongono l’aumento dell’età pensionabile: per chi ha lavorato tutta la vita, deve essere un diritto garantito poter lasciare il lavoro al massimo a 65 anni, con una pensione dignitosa e sufficiente per vivere. «Costringere le persone a lavorare fino a 67 o 70 anni – sottolineano – significa ignorare completamente la realtà del mercato del lavoro e le difficoltà dei lavoratori più anziani».