Suvignano, la tenuta simbolo delle confische in Toscana

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Con i suoi settecento ettari di terreno immersi nelle colline senesi e punteggiati di ville d’epoca e casali, la tenuta è gestita dalla Regione. È il bene più grande tra quelli confiscati nel Centro-Nord Italia. Su questi terreni si è tenuto un campo promosso dall’Arci con la partecipazione dello Spi Cgil 

Un emblema della lotta dello Stato alla criminalità che da anni in questa regione ricicla i propri guadagni illeciti e fa affari in molti settori dell’economia. Gestita dal 2019 dalla Regione Toscana attraverso l’Ente terre regionali toscane, la tenuta rappresenta il bene più grande tra quelli confiscati nel Centro-Nord Italia.

Tra lavori di restauro, allevamento di animali, coltivazione di piante e orti e ricerca di fondi per l’avvio di nuovi progetti, giovani e anziani volontari prendono parte da alcuni anni ai campi della legalità. L’ultimo in ordine di tempo è promosso dall’Arci in questi giorni. «Il secondo – precisa Simone Ferretti, presidente di Arci Toscana – dopo quello di giugno. Stavolta – aggiunge – i protagonisti sono diciassette ragazze e ragazzi delle scuole superiori di Piombino.

Un’attività collegata a un progetto, si chiama “Suvignano bene comune”, che ormai da anni stiamo sviluppando con le scuole toscane, all’interno di un percorso didattico sulla cultura della legalità. Al centro c’è l’idea di costruire dei campi residenziali insieme ai ragazzi nei quali riuscire a sviluppare una serie di incontri in un percorso sul senso della legalità e dell’antimafia sociale mentre, allo stesso tempo, come accade qui, ognuno può constatare quanto un bene confiscato e riutilizzato a fini sociali rappresenti una vittoria per tutta la comunità».

I giovani e lo Spi Cgil

Nel corso della settimana, ragazze e ragazzi sono stati inizialmente accompagnati nella conoscenza del territorio e della sua storia da rappresentanti di Arci Siena e dei comuni di Monteroni d’Arbia il Comune di Murlo nei cui territori si trova la tenuta. Hanno poi affrontato temi legati ai diritti nel mondo del lavoro e allo sfruttamento della manodopera operato dalle organizzazioni criminali e hanno approfondito argomenti legati alle ecomafie e alle archeomafie.

Tra le iniziative cui hanno preso parte, anche un incontro con il Sindacato dei pensionati Cgil che, presenti la segretaria nazionale Claudia Carlino, la segretaria generale dello Spi Cgil Siena Daniela Cappelli e Carla Pagani, del dipartimento nazionale per politiche di genere, giovanili e della legalità, ha presentato il libro Terre e Libertà. Storie di Sindacalisti uccisi dalle mafie, edito dalla casa editrice LiberEtà.

«Siamo partiti – racconta Carla Pagani – dalle storie di rappresentanti di contadini e lavoratori ammazzati per aver difeso i diritti dei lavoratori sottoposti alle angherie di latifondisti e industriali in affari con mafiosi. Da qui è cominciato un confronto davvero interessante su un argomento come il lavoro che diventerà parte importante nella loro vita come lo è per la vita di tutti. Così come è importante conoscere i propri diritti e sapere che una volta conquistati serve un grande impegno per evitare di perderli».

«L’idea – afferma Claudia Carlino – è rendere fruibile la tenuta di Suvignano operando insieme a tutte le associazioni che già lo vivono, non solo nel periodo estivo in cui si svolgono i campi della legalità ma un po’ in tutto l’anno. E tutto ciò anche per coinvolgere un numero maggiore di giovani intorno ai temi della legalità e dell’antimafia sociale».

Storia di una confisca

«La storia giudiziaria della tenuta – ricorda Franco Capaccioli, coordinatore regionale legalità per lo Spi Cgil Toscana – è legata al giudice Giovanni Falcone. È stato lui, nel 1983, a ordinare il sequestro dell’azienda che apparteneva a Vincenzo Piazza, imprenditore palermitano personaggio di spicco legato a Cosa Nostra. Il sequestro non durò molto e Piazza riuscì a riprendere la tenuta.

Il secondo sequestro arriva intorno alla metà degli anni Novanta mentre la condanna per l’imputato e la confisca definitiva arrivano soltanto nel 2007.

Da qui all’affidamento del bene, avvenuto nel 2013, alla regione Toscana è passato ancora altro tempo ed è grazie all’intervento delle istituzioni e associazioni regionali e locali insieme tanti cittadini e ai loro rappresentanti che la tenuta di Suvignano non è stata venduta all’asta. Per questo oggi rappresenta un simbolo di come soltanto con l’impegno e la partecipazione di tutti possiamo ricacciare le mafie fuori dalla storia».