Storie di fabbrica e di sindacato

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Un libro dello Spi Cgil di Taranto ripercorre le vicende sindacali dell’impianto Italsider-Ilva, attraverso le testimonianze di ventidue ex delegati di fabbrica. Un volume all’incrocio tra la memoria collettiva e la storia del movimento operaio.

Ventidue storie per raccontare la fabbrica e il sindacato dal di dentro. Si chiama “Storie di delegati dirigenti sindacali di fabbrica”, il libro con cui lo Spi Cgil di Taranto ha inteso ripercorrere un periodo storico cruciale per la città meridionale e insieme del movimento operaio. Lo fa attraverso le testimonianze personali di ex delegati sindacali.

Siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta: da poco più di un decennio Taranto ha ottenuto l’insediamento del quarto polo siderurgico italiano. L’Italsider è insieme un’opportunità di sviluppo per il territorio e un impianto fondamentale per l’industria italiana. Non è ancora la Taranto dei dilemmi: la salute o il lavoro, l’ambiente o lo sviluppo. La fabbrica è un’occasione storica per la città che l’ha richiesta a gran voce.

Dentro quell’impianto, una generazione di giovani operai percorrerà i primi passi verso la propria emancipazione individuale e collettiva. “La fabbrica aveva rappresentato una prima importante risposta a livello locale al bisogno di lavoro di tanti”, ricorda uno dei delegati “per cui era diventata una specie di enciclopedia vivente”.

Nei momenti di massimo fulgore, l’Italsider, poi Ilva, raggiungerà trentamila dipendenti tra diretti e indotto, trasformando completamente il volto della città: l’inurbamento di una popolazione in prevalenza giovane attratta dal sogno del posto di lavoro stabile. I livelli di benessere cresciuti, fino a portare Taranto ad avere il reddito pro-capite più alto del Mezzogiorno. La possibilità della casa di proprietà e perfino della seconda casa.

Ma fu anche l’occasione per una crescita personale. “L’Italsider – racconta un altro delegato – significò il passaggio a una cultura industriale avanzata. Non era come fare il fabbro in paese. Si conoscevano un sacco di persone, si scambiavano idee…”.

L’approdo all’impegno sindacale per molti appare la logica conclusione di una scelta di campo, il punto di arrivo di una presa di coscienza. “Mi ritrovai delegato per aver fatto due ore di sciopero a sostegno dell’agricoltura…. A quel punto venne il capocantiere con fare minaccioso e mi chiese perché facessi sciopero. Io dissi: ‘Senti se mi impedite di fare sciopero…’. Fu inteso come un atto di ribellione. Dieci giorni dopo fui eletto delegato per acclamazione”.

Spesso i delegati si formavano direttamente sul campo. “Andai in Fiom per chiedere un opuscoletto che mi desse indicazioni per fare attività sindacale, perché la fabbrica era per me un mondo nuovo. Il segretario mi fece aspettare due, tre minuti andò a prendere il contratto nazionale, me lo dette e disse: ‘Questo è il contratto, l’attività sindacale consiste nel far rispettare il contratto all’azienda”.

 

Il libro è prenotabile gratuitamente, contattando lo Spi Cgil di Taranto

La vera piaga degli inizi dell’Italsider è quella degli infortuni sul lavoro. “Lavorare in quelle condizioni con la stanchezza fisica, era pericolosissimo”, racconta un delegato. Giovanni Angelini, ex segretario Fiom di Taranto, ispiratore del volume, ricorda i primi giorni allo stabilimento, come un incubo. “Scoppiò una caldaia, dall’alto dell’acciaieria iniziò a scendere acqua bollente da tutte le parti. La sera quando tornai a casa dissi a me stesso: quel luogo di lavoro non fa per me”.

Lo straordinario impegno dei delegati e le partecipate lotte contribuirono ad aumentare la sicurezza sul lavoro e a ridurre, anche se purtroppo non a eliminare del tutto, i rischi e gli incidenti. Dal racconto corale di questo libro, la memoria dei delegati, degli operai protagonisti di quelle lotte di emancipazione e di progresso finisce per incontrare la grande storia, quella con la S maiuscola.

“Questo lavoro – spiega Angelini – nasce per non lasciare che vadano disperse le esperienze di vita e di lavoro degli uomini e delle donne che si riconoscono nei valori di emancipazione, e che furono gli animatori delle lotte e delle conquiste del movimento sindacale e operaio di Taranto”.