La tragedia della Marmolada ci fa capire che la mutazione del clima è già in corso e ha effetti difficilmente controllabili. Una rapporto intergovernativo traccia un quadro a tinte fosche. Ma forse abbiamo ancora l’opportunità di modificare le cose.
Sette anni di lavoro, migliaia di pagine, centinaia di scienziati e governanti di tutto il mondo: è il sesto rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite. E che cosa contiene? Meglio dirlo subito: niente di buono, o quasi. Procediamo in ordine cronologico.
La relazione. Ad agosto 2021 viene pubblicata la prima relazione, dedicata alla fisica del clima. Il verdetto: la temperatura media del pianeta dovrebbe aumentare di 1,5 gradi centigradi entro il 2030, vale a dire dieci anni prima della precedente previsione.
Lo scenario più pessimista prevede addirittura un riscaldamento globale compreso tra 3,3 e 5,7 gradi. «Un’ipotesi quest’ultima da non scartare perché numerosi Stati non hanno rispettato i loro impegni sulla riduzione delle emissioni di gas serra», commentano gli esperti.
È colpa nostra. La responsabilità della crisi climatica è, quindi, «senza equivoci delle attività umane», rimarca l’Ipcc. L’anidride carbonica nell’aria tocca, infatti, un livello mai visto da due milioni di anni. A febbraio 2022, la pubblicazione della seconda parte, un avvertimento di tremila pagine sull’estensione e la portata degli impatti della crisi climatica: la situazione si sta degradando rispetto alla precedente valutazione (2013-2014) e «adattarsi sarà possibile solo se il riscaldamento è limitato a 1,5-2 gradi, al
di là sarebbe il nostro futuro a essere compromesso».
Agire in modo deciso e con urgenza è, quindi, più che mai necessario perché le conseguenze dell’inazione minacciano direttamente la nostra salute e la nostra sopravvivenza. Ci sono, però, alcuni ostacoli: la sensazione diffusa che non ci sia una vera urgenza, la mancanza di volontà politica, l’impegno non sufficiente dei cittadini e del settore privato.
«Non siamo per niente sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015. Solo delle misure rapide, immediate e ambiziose permetteranno di contenere l’aumento della temperatura media globale sotto i due gradi centigradi», avvisa l’Ipcc.
Unica soluzione. Concretamente di che cosa si tratta? Di invertire la tendenza delle emissioni di gas serra entro il 2025, l’unica soluzione per raggiungere l’obiettivo dei due gradi. Quello di 1,5°C è già, infatti, fuori portata. Produzione di energia, industria, agricoltura e trasporti, su tutti i fronti sono necessarie pesanti trasformazioni per ridurre drasticamente l’uso dei combustibili fossili entro il 2050.
Ancora una possibilità. Ma ce la possiamo fare? Secondo l’Ipcc un barlume di speranza c’è ancora. Sembra, infatti, che un cambiamento di rotta sia in corso, grazie ai costi sempre più bassi delle energie verdi e all’aumento
dei loro rendimenti. «Continuando di questo passo le rinnovabili potrebbero rimpiazzare i combustibili fossili nei settori della produzione di energia, dei trasporti e dell’industria in modi e tempi, qualche anno fa, impensabili», concludono speranzosi gli esperti delle Nazioni unite.