Spi stories: I dieci anni del concorso di cortometraggi del nostro giornale

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Oltre 1200 i concorrenti al premio di LiberEtà, che quest’anno arriva alla sua decima edizione. Il premio nasce nel 2012, da allora il numero di lavori in concorso è sempre aumentato, in particolare quelli pervenuti all’estero.

Tra gli oltre milleduecento cortometraggi selezionati, record assoluto per il concorso Spi Stories, giunto alla sua decima edizione e dedicato quest’anno al tema della cura, tre sono le opere giunte in finale: Giovanni di Marco Di Gerlando e Ludovica Gibelli, Look Around di di Giuseppe Ferlito e Pinocchio di Emilio Guzzetti.

Il grande numero di corti in gara, che ogni anno caratterizza il premio, ci dice una volta di più, che la strada era quella giusta: nell’era della generazione dei nativi digitali, è sempre più importante la narrazione attraverso le immagini.

Era il 2011, quando LiberEtà, rivista dello Spi (pensionati) Cgil invitò registi, giovani e meno giovani, a raccontare il mondo attraverso una telecamera. Da allora il numero dei concorrenti è cresciuto ogni anno, fino a trasformare il premio in un concorso internazionale: sono centinaia infatti le proposte che arrivano da ogni parte del mondo.

Quest’anno però sarà speciale. Il premio raggiunge il traguardo dei dieci anni di attività. Ma come è nata l’idea? «Spi Stories – spiega Miriam Broglia, ad di LiberEtà – nasce perché volevamo trovare un modo per raccontare alla terza età qual è il punto di vista dei giovani, attraverso un linguaggio nuovo. Avevamo già un premio letterario, ma quelle sono parole, mentre sappiamo che oggi i giovani si esprimono molto con le immagini e con le immagini in movimento. Così elaborammo con l’allora membro della segreteria nazionale, Attilio Arseni la proposta di un concorso di cortometraggi. L’altra ragione è che volevamo un dialogo tra il sindacato e le nuove generazioni di autori e registi, tenendo insieme premi e linguaggi espressivi molto diversi tra loro».

Il tema di quest’anno. Per ogni edizione viene individuato un tema sul quale i partecipanti possono esprimersi attraverso l’ideazione e la realizzazione di corti della durata massima di 10 minuti. Le opere sono poi visionate da una giuria di esperti, da rappresentanti dello Spi Cgil e dalla redazione di LiberEtà.

Quest’anno il tema è quello della cura. Cura dell’ambiente, cura del pianeta, delle risorse e dei nostri territori, delle città e delle aree interne e delle periferie. Ma anche cura dell’altro, della salute e della coesione sociale, cura dei valori, cura delle coscienze e delle conoscenze, cura delle disuguaglianze, perché siano sempre meno. Cura dei più deboli, dei giovani, degli anziani e dei fragili. Cura delle differenze.

La pandemia ci ha costretto a guardarci allo specchio, rivelandoci debolezze, inadeguatezze e squilibri. La cura, quindi, va intesa come nuovo modello e paradigma per guardare e abitare il mondo in modo sostenibile. Una chiave per voltare pagina.

I finalisti. I tre corti arrivati in finale sono Pinocchio di Emilio Guzzetti, che racconta la storia di due ospiti di un cohousing sociale con personalità molto differenti. I due creano una pagina social seguita da milioni di giovani, che si appassioneranno alla loro storia, anche quando si scoprirà la verità. Look Around racconta di una nuova alunna di una classe della scuola superiore e del suo rapporto con una delle compagne di classe. Il finale a sorpresa svela un tema che purtroppo investe molti dei nostri ragazzi.

L’ultimo corto, intitolato Giovanni ha al centro della storia Giovanni, un bambino di sei anni che è al parco con la mamma. Il bambino gioca con un bambolotto, ma un signore non apprezza e tenta di spiegare al ragazzino il ruolo che dovrebbe avere un “maschio”. La risposta del bambino è un calcio ai pregiudizi e agli stereotipi della nostra società.

Qui il cortometraggio che ha vinto nel 2021. La voce è dell’attore Pierfrancesco Favino

 

I temi delle altre edizioni. Molto diversi tra loro gli argomenti trattati dalle edizioni precedenti del Premio. L’anno scorso il titolo dell’edizione era “Un altro giorno” ed era dedicata al futuro dopo la pandemia, che ha cambiato le nostre esistenze. In precedenza, il premio era stato dedicato al clima, alle frontiere, alla globalizzazione, all’illegalità (e alla legalità), alle radici, alla scrittura, alle periferie che devono tornare centrali.

Stiamo, inoltre, lavorando all’edizione del 2023. Proporremo alla Festa di LiberEtà di Bologna una terna di argomenti agli spettatori presenti all’evento. Saranno loro a scegliere il tema dei Spi Stories dell’anno prossimo.