Scoperta a Velletri ennesima casa di riposo lager

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Pessime condizioni igieniche, assenza di personale sanitario specializzato per l’assistenza, e sei anziani, di cui cinque con ridotte capacità psicomotorie, maltrattati in ogni modo e ai quali venivano somministrati farmaci diversi dai cosiddetti “salvavita” prescritti dai medici in relazione alle loro patologie. Adesso, se volete, chiamatela casa di riposo per anziani. Si trova a Velletri, non lontano da Roma, ed è stata regolarmente autorizzata. A scoprire quella che somiglia più a un rifugio occasionale per cani randagi sono state le Fiamme Gialle del gruppo di Frascati, in collaborazione con la compagnia di Velletri e il personale dell’Azienda Sanitaria Locale Roma/H.


Quando le forze dell’ordine sono entrate nella struttura, gli anziani erano assistiti da una giovane inserviente priva di ogni abilitazione professionale. Tra le sei vittime di tanta malassistenza, anche una donna di 52 anni, affetta da cerebropatia neonata, costretta a vivere su una sedia a rotelle.  Non doveva trovarsi lì. In una casa di riposo possono state anziani autosufficienti o che presentato patologie non totalmente invalidanti. La donne avrebbe dovuto trovare assistenza in una struttura socio sanitaria specializzata.

Nel corso dell’ispezione, le Fiamme gialle hanno rinvenuto tracce di escrementi di topo in cucina e negli armadi; irregolarità di natura amministrativa e fiscale, perché solo tre dei sei ospiti erano stati registrati. Dopo la visita medica, in quattro sono stati affidati alle rispettive famiglie e due ricoverati in ospedale. Una, oltre a presentare importanti piaghe di decubito e sintomi di polmonite, è apparsa malnutrita e disidratata, tanto da far temere per la sua vita.

 

Ad aggravare la posizione del titolare della struttura, la scoperta, nel corso della perquisizione scattata nella sua abitazione, di alcune dosi di cocaina, marijuana e hashish.
L’uomo è stato arrestato per detenzione, ai fini di spaccio, di sostanze stupefacenti, oltre a dover rispondere dei reati di maltrattamenti e abbandono di persone incapaci.

Fin qui la cronaca, ma basta sommare i casi di strutture per anziani, soprattutto quelle conosciute come comunità alloggio, case di riposo, case famiglia, trovate nelle stesse condizioni – a luglio, a Roma hanno trovato anziani in una struttura neanche autorizzata – e con identici trattamenti riservati agli anziani, per comporre un puzzle che definire allarmante è un eufemismo. L’invecchiamento della popolazione porta con sé un aumento considerevole di malattie croniche, demenze e di conseguenza molte famiglie non sono in grado di tenere in casa gli anziani parenti.

In Italia, solo i non autosufficienti sono 2.700.000, l’80 per cento degli over 60 soffre di una malattia cronica e il 50 per cento ne ha due. Dinanzi a un simile quadro, si pone invece una realtà di case di riposo che per essere immesse nel mercato privato dell’ l’assistenza sociale agli anziani, non sanitaria, non hanno bisogno di grandi iter burocratici: “per avere l’autorizzazione igienico sanitaria basta ottenere un parere non negativo dal Comune. Che di solito arriva anche senza sopralluogo”, racconta in un’inchiesta il Corriere della Sera. Molte strutture sono nascoste nelle campagne, isolate. Tra queste, c’è chi riesce a sfuggire ai controlli, ai regolamenti e agli obblighi previsti dalla legge. E le rette non sono proprio da saldi di fine stagione: passano, in media dagli 800 ai 1.500 euro mensili.

Se al nord, come documentato in una ricerca presentata dallo Spi Cgil, si registra la presenza della stragrande maggioranza di strutture sociosanitarie per anziani, nel centro sud siamo quasi di fronte al deserto. Facile, per tante famiglie che non trovano strutture pubbliche in grado di funzionare da front office per  informazioni e garanzie, trovarsi in balia di chi presenta “sogni sereni” per tutti, mentre agli anziani ospiti riserva realtà come quella di Velletri. Accade sempre quando le istituzioni abdicano dalle loro funzioni di controllo e programmazione in modo serio e rigoroso.