Scacco matto al bullismo con 'Raccontiamolo fuori'

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Positivi i risultati del progetto, avviato in due scuole della Toscana e finanziato dalla Cgil Toscana (Flc Cgil, Fisac Cgil e Spi Cgil)

 

Quella? È una ‘ragazza facile’. Per mesi ha dovuto i subire i pre-giudizi dei compagni di classe. Ma la cosa non si è fermata lì, perché le dicerie offensive, come sempre più spesso accade, sono arrivate sin dentro la rete, amplificandosi. Per la ragazzina, al primo anno di scuola superiore, la vita è diventata un incubo, mentre i cyberbulli quotidianamente calpestavano il suo diritto ad essere rispettata come persona.  Per fortuna, quella sofferenza è stata colta dagli educatori coinvolti in “Raccontiamolo fuori”, progetto avviato in due scuole della Toscana, finanziato con 10mila euro da Flc Cgil Toscana, Fisac Cgil Toscana e Spi Cgil Toscana, nato per portare avanti un lavoro quotidiano di ascolto tra i ragazzi, con l’obiettivo di contrastare bullismo e dipendenze.

L’iniziativa ha coinvolto due scuole del territorio fiorentino, una scuola secondaria di primo grado (Istituto Comprensivo Verdi) e una scuola secondaria di secondo grado (Istituto Tecnico Turistico Marco Polo), da dicembre a giugno dello scorso anno scolastico. Due giovani educatori, coordinati da due psicologi, hanno ‘osservato’ i ragazzi nei momenti di libertà, in primis durante la ricreazione, e hanno parlato con loro proprio come dei fratelli maggiori. Un intervento prezioso che ha permesso di far venire alla luce quattro casi di violenze familiari.

“Senza gli educatori, certi drammi non sarebbero mai emersi”, dice lo psicologo Matteo Marini. Un’altra ragazza, invece, veniva derisa per il suo aspetto fisico. Dopo esser stata fotografata a raffica, gli scatti peggiori venivano ‘postati’. E giù risate, offese e prese di giro. Vittime dei bulli sono poi i ragazzi grassocci, oppure quelli che non vestono alla moda o che sono meno estroversi. Talvolta, basta avere passioni ‘insolite’ per diventare bersaglio di cattiverie. Importante è stata anche la figura dello studente-tutor che, su indicazione degli educatori e degli psicologi, è intervenuto direttamente sulle problematiche dei propri coetanei. Sono inoltre avvenuti diversi incontri fra i due psicologi esperti referenti del progetto ed i genitori, i ragazzi e gli insegnanti delle scuole con l’obiettivo di affrontare tematiche legate a problematiche personali, familiari o scolastiche. L’obiettivo del progetto era dimostrare che esiste un’alternativa educativa alla disciplina e al controllo (come ad esempio l’arrivo – in alcune scuole – della polizia in funzione anti spaccio di stupefacenti) molto più utile e rispettosa di tutte le individualità coinvolte nel processo, in grado di intervenire anche in termini preventivi rispetto all’insorgenza di fenomeni come le dipendenze, il bullismo e l’isolamento sociale.

Dei risultati del progetto si è parlato a Firenze presso l’ITT Marco Polo. L’occasione per tracciare un primo bilancio dell’iniziativa col sottosegretario Gabriele Toccafondi, con il vicesindaco Cristina Giachi, coi dirigenti Ludovico Arte e Giacomo Forti, e con Alessandro Rapezzi della Cgil. “Vogliamo farci carico del benessere dei ragazzi. Se i giovani stanno male a scuola, non studiano e non apprendono”, le parole di Arte.Ha detto alla fine dell’evento Alessandro Rappezzi, Cgil Firenze: “Siamo orgogliosi dei risultati del progetto, e ci fa piacere l’attenzione delle istituzioni. Il Verdi e il Marco Polo hanno annunciato che l’anno prossimo ripeteranno il progetto con risorse proprie, ci auguriamo ancora che le istituzioni diano un contributo per allargare questo progetto”.

Adesso il progetto ripartirà, col solo finanziamento delle due scuole: 5mila euro a testa. Tutto era nato con la polemica, due anni fa, sull’opportunità o meno di far entrare i cani antidroga nelle scuole. Ecco, ‘Raccontiamolo fuori’ ha ribaltato la prospettiva. “Cogliendo i malesseri sul nascere, abbiamo stroncato diversi casi di bullismo”, afferma Marini. Una decina quelli emersi alla Verdi. La metà al Marco Polo. E il consumo di sostanze? I ragazzini che si facevano le canne a scuola sono stati tutti intercettati dagli educatori. Anche in questo caso il dialogo è stato l’arma vincente. “Chi fumava per stordirsi ha trovato una valida alternativa nel confronto con l’educatore”, spiega Marini.