«Cessare il fuoco subito e dare il via a un negoziato di pace»: sono queste le parole d’ordine della manifestazione che si svolgerà a Roma, il 5 novembre, contro la guerra mossa dalla Russia all’Ucraina. La mobilitazione è promossa da Europe for Peace, una coalizione di oltre 400 sigle, alla quale aderiscono anche la Cgil e lo Spi Cgil. Sabato 5 novembre, le tante anime del movimento per la pace – tra i primi promotori la Rete italiana Pace e Disarmo – convergeranno in piazza della Repubblica alle ore 12.00, e da lì si dirigeranno in corteo verso piazza San Giovanni in Laterano, dove alle 15.00 inizieranno gli interventi dal palco.
Già nelle scorse settimane, Europe for peace ha promosso manifestazioni locali in circa 100 piazze in tutta la penisola. L’obiettivo era di giungere a una mobilitazione capillare e diffusa con l’auspicio di coinvolgere anche le istituzioni locali e i comuni.
Il 5 novembre – gli organizzatori ci tengono a ribadirlo – la manifestazione non vedrà la presenza organizzata di partiti. Tutte le organizzazioni politiche sono benvenute, ma la voce sarà data esclusivamente alla società civile, con la sua autonomia e le sue responsabilità. Dal palco non parlerà dunque alcun leader politico.
Nel manifesto predisposto da Europe for Peace, scritto in tre lingue (italiano, inglese e ucraino), sono ben visibili i temi principali della piattaforma elaborata per la giornata di mobilitazione: «Mettiamo al bando tutte le armi, solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre». Di seguito il testo integrale della piattaforma.
L’ombra della guerra atomica si stende sul mondo. La minaccia nucleare incombe sul mondo. È responsabilità e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. L’umanità e il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati. La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future.
Questa guerra va fermata subito. Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza. L’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato nel cuore dell’Europa la guerra che si avvia a diventare un conflitto globale tra blocchi militari con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro dei popoli ucraino, russo e dell’Europa intera. Siamo vicini e solidali con la popolazione colpita, con i profughi, con i rifugiati costretti a fuggire, ad abbandonare le proprie case, il proprio lavoro, vittime di bombardamenti, violenze, discriminazioni, stupri, torture. Questa guerra va fermata subito. Basta sofferenze. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco. È urgente lavorare a una soluzione politica del conflitto, mettendo in campo tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Kiev e di Mosca, assieme a tutti gli attori necessari per trovare una pace giusta. Insieme con Papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
L’umanità e il pianeta devono liberarsi dalla guerra .Chiediamo al Segretario generale delle Nazioni unite di convocare urgentemente una Conferenza internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso.
Occorre garantire la sicurezza condivisa. Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti e a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.