Rigenerare le periferie: insieme si può fare

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Il primo appuntamento della Festa nazionale di LiberEtà al Mudec di Milano tocca un argomento di grande attualità: la vivibilità delle periferie.

Ripensare la città, superare le disuguaglianze, evitare l’esclusione sociale degli anziani e la marginalizzazione del lavoro giovanile. Ma come, con chi, con quali priorità, con quali strumenti tecnologi, legislativi, di partecipazione dal basso. Il convegno su periferie e rigenerazione urbana che ha aperto ieri la festa di Libereta nell’auditorium del Museo delle culture di Milano, ha toccato argomenti cruciali del nostro futuro.

Milano, hanno spiegato il segretario della camera del lavoro Massimo Bonini e il segretario dello Spi Sergio Perino, è una città in profonda trasformazione che riesce a governare i processi dell’innovazione dando spazio alle realtà più dinamiche dal punto di vista tecnologico, ma che non dimentica di avere un pezzo di città che fatica, che arranca, che rischia di essere escluso e condannato a vivere in situazioni di degrado. Vivere in periferia, a Milano come in generale in tutte le grandi metropoli, costituisce un handicap sociale su cui bisogna assolutamente intervenire da più parti e in vari modi.

Le testimonianze portate dai due assessori milanesi, Pierfrancesco Maiorino (politiche sociali) e Carmela Rozza (sicurezza) hanno dato la misura della complessità di intervento nelle periferie. Pur considerando lo sforzo che la giunta milanese sta facendo investendo un capitale ingente nella trasformazione delle periferie, pur tuttavia ci si confronta ogni giorno in alcuni quartieri con dinamiche di degrado che abbisognano di interventi integrati sul fronte degli investimenti, del lavoro, della cittadinanza attiva, della rivitalizzazione imprenditoriale e culturale.

Il dibattito svolto nella sala dell’auditorium del Mudec ha permesso di fare chiarezza su alcuni punti decisivi per la buona riuscita dei progetti di rigenerazione urbana. Ecco alcuni spunti chiave: i progetti non devono essere calati dall’alto ma devono partire dal basso attraverso il coinvolgimento dei cittadini delle periferie (Elena Corsi). Secondo punto chiave: la politica non può fare tutto da sola (Ivan Pedretti) e il sindacato e in genere il mondo dell’associazionismo possono dare una mano. Per questo c’è bisogno di più sindacato, più associazionismo, più sedi di partito nelle periferie.

Quanto alle priorità il segretario generale dello Spi ha citato prima di tutto la sicurezza. Degrado, violenza, esclusione sociale vanno affrontati con politiche di più soggetti istituzionali, economici, sociali, sanitari. C’è tanto da fare. E per riuscire a fare qualcosa di buono per gli anziani che rappresentiamo, ha concluso Pedretti, dobbiamo ricostruire un tessuto urbano che valorizzi le persone e le tuteli sotto tutti i punti di vista.