Racconti d’estate. Anche gli eroi piangono, di Leopoldo Stefanutti

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Racconti d’estate: vi presentiamo la nuova rubrica che per tutta l’estate vi accompagnerà attraverso i racconti che hanno partecipato ai nostri concorsi letterari (Premio LiberEtà e Premio Guido Rossa). Si tratta di alcuni testi selezionati dal nostro curatore Aldo Gara e proposti ogni sabato al nostro pubblico. Buona lettura!

1980, le mani della camorra sul terremoto

Brano tratto dal racconto Anche gli eroi piangono, di Leopoldo Stefanutti, presentato alla seconda edizione del premio Guido Rossa

(…) La domenica riaccompagnai Anna a Viareggio. Era una giornata di novembre, stranamente calda. (…) In camper accendemmo la radio e sentimmo che c’era stato un terremoto nel Sud d’Italia. Le notizie ancora erano poche. Ci lasciammo con la promessa di rivederci appena possibile.

Ma il terremoto mutò i nostri progetti. Tornato al lavoro, il lunedì mattina fu convocata un’assemblea del personale del Cnr. Ormai sapevamo che il sisma era stato catastrofico. Si pensò subito di partecipare in qualche modo ai soccorsi. Toraldo di Francia, Direttore dell’Istituto di ricerca sulle onde elettromagnetiche (Iroe) del Cnr, si mise in contatto con la prefettura e ben presto si decise che potevamo mettere a disposizione una rete radiomobile. Il giorno dopo, con il mio camper, un gruppo elettrogeno da 40KW, una campagnola Fiat e una roulotte, partimmo per la Campania. (…) La prefettura di Napoli ci indicò come base operativa Castelnuovo di Conza, nel cratere del terremoto, in provincia di Salerno. Arrivammo che era buio. Mancava l’energia elettrica e non c’erano gruppi elettrogeni. Dappertutto si intravedevano, illuminate dai nostri fari, solo macerie. La strada era invasa da una coltre di fango. (…) Nulla era rimasto in piedi. Quando arrivammo ancora doveva essere montata una tendopoli. Penso che siamo stati i primi soccorritori arrivati in quel paese.

Incontrammo subito il sindaco che ci chiese di fare campo nel piazzale davanti al cimitero dove c’erano decine di bare, alcune, non ancora chiuse, con dentro i cadaveri. Soffiava un forte vento, il paesaggio era lugubre. All’ingresso del cimitero era montata una grande croce di ferro, ma era sbilenca e rischiava di crollare da un momento all’altro.

(…) Ci facemmo coraggio e in poco tempo mettemmo in piedi due reti radio. L’antenna Hf, che serviva a collegarci con le strutture ufficiali: prefetture, croce rossa, Iroe, forze armate (la protezione civile ancora non c’era), doveva essere collocata quanto più in alto possibile e non dovevano esserci ostacoli. Fu montata rapidamente in cima alla croce di ferro. La rete Vhf serviva per i collegamenti locali. Distribuimmo ricetrasmettitori portatili alle autorità locali. La rete Hf era gestita da Ruisi e Cappadona, io invece gestivo quella Vhf con le autorità locali. Il sistema funzionava. (…) Dai sindaci e dai medici, dei paesi vicini, giungevano richieste che trasmettevamo a prefetture e croce rossa.

(…) La campagnola, guidata da Valmori, era continuamente in viaggio a portare medicinali, acqua, tutto ciò che serviva e poteva essere rintracciato. Coprivamo la zona di Castelnuovo di Conza e di Santomenna. (…) La sera Valmori ci raccontava cosa aveva visto e vissuto.

(…) Ben presto ci rendemmo però conto che la malavita si stava impadronendo del terremoto. Venivamo a conoscenza di soprusi. Famiglie contadine erano costrette a vendere a prezzi irrisori terreni e bestiame.

(…) Rimanemmo nelle zone terremotate fin quando l’emergenza primaria terminò e lo Stato ci impose di cessare le nostre trasmissioni.

Anni dopo, nel 2015, ero in ferie a San Candido ed Enrico Ianniello, attore nella fiction A un passo dal cielo e vincitore del premio Campiello per la sua opera prima La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, stava presentando in piazza il suo libro. Nel dibattito che seguì sostenne che con il terremoto si era reciso il processo di rinnovamento in Campania e la camorra da allora era divenuta forza dominante. Io invece collegai idealmente gli eventi del terremoto e il ruolo che la camorra assunse da allora in Campania con quelli che quasi contemporaneamente avvenivano alla Fiat, a Torino.

Furono due sconfitte: quella di una resurrezione del Sud e quella operaia a Nord. Ianniello vedeva il passaggio dalla speranza alla disperazione, per il Sud, con il terremoto, io la caduta della speranza di un socialismo umano con la sconfitta della classe operaia simboleggiata dalla marcia dei 40.000 colletti bianchi di Torino. Due eventi distanti solo pochi giorni, ma che rappresentarono una svolta nella storia italiana.