Quattordicesima: l’Inps costretta ad ammettere e correggere le sue bugie

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L’ente aveva indicato la quattordicesima, dovuta a partire dal 2007, come “aumento delle pensioni basse 2023”. Dopo la denuncia del sindacato, l’istituto di previdenza indicherà sul prossimo assegno la dicitura corretta

Diciamo così: ci hanno provato ma gli è andata male. Anzi, malissimo: colti con le mani nella marmellata. A esser buoni o buonisti, si può anche dire che un errore può capitare a tutti, ma se l’errore lo commette l’Inps allora si inizia a sentire odore di dolo o almeno di colpa grave. E, infatti, di questo si è trattato: l’istituto di previdenza e il governo nei cedolini della pensione di luglio hanno contrabbandato il pagamento della quattordicesima (diritto vigente dal 2007) come “aumento delle pensioni basse”. Demagogia e propaganda maldestre, false, bugiarde, rozze, un tanto al chilo.

E ora la marcia indietro. E non poteva essere diversamente dopo la ferma, veemente reazione di ieri dello Spi Cgil che ha immediatamente smascherato il falso. Infatti, l’Inps ha comunicato oggi che provvederà a modificare sul prossimo assegno la dicitura in questione.  Ma la quattordicesima non è un aumento e non è stato definito nel 2023, ma spetta dal 2007 a determinate condizioni di reddito, dai 64 anni in su.

Sulla questione erano intervenuti ieri il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, e Tania Scacchetti, segretaria nazionale dello Spi con delega alla previdenza, bollando la cosa come “una bugia”. “Ormai succede di tutto – aveva aggiunto Pedretti a mezzo stampa – per dire che fanno delle cose mentre fanno poco o nulla. Tra l’altro, la quattordicesima è una nostra conquista per le pensioni più basse vecchia di anni, frutto di due accordi nel 2007 e nel 2016, rispettivamente con il governo Prodi e con il governo Renzi”.

Dopo la denuncia del sindacato, è arrivata la comunicazione dell’Inps che ha fatto sapere che a luglio provvederà a modificare l’errore.

“Si tratta di una scelta giusta e necessaria da parte dell’Istituto di previdenza”, commentano Pedretti e Scacchetti. I due dirigenti del sindacato dei pensionati avevano sollevato il caso, preoccupati dalla confusione e dall’incertezza che si stavano determinando viste le tante richieste di chiarimento già avanzate dai pensionati e dalle pensionate.

“Il ripristino della dicitura corretta nei cedolini – continuano i due sindacalisti – è quindi una buona notizia ma non è sufficiente”. Rimane per lo Spi “la necessità di ottenere risposte, già nella prossima legge di bilancio: il potere d’acquisto dei pensionati e delle pensionate va tutelato, anche attraverso l’allargamento della platea dei beneficiari della quattordicesima e un suo adeguamento economico. Il governo trovi le risorse necessarie”.