La propoli è un prodotto dell’alveare, come il miele e la cera. Si presenta come una sostanza aromatica, di colore scuro (variabile dal nero al verde bruno). Solida a basse temperature, diventa malleabile intorno ai 30 °C. Il suo profumo è caratteristico e risente della presenza, nella sua composizione, di cera, di residui di polline, di miele e di sostanze resinose provenienti dalle gemme degli alberi. In effetti, la propoli deriva principalmente dalle sostanze cerose che rivestono le gemme dei vari alberi visitati dalle api. Le api utilizzano questo prodotto in vari modi: per costruire sbarramenti davanti all’entrata dell’alveare, proteggendosi in questo modo dall’ingresso di animali indesiderati; per disinfettare le cellette; per chiudere le fessure dell’arnia e ricoprire i corpi estranei o le carcasse di animali morti difficilmente trasportabili all’esterno dell’alveare. Le proprietà della propoli sono note fin dall’antichità. Già seimila anni fa, i medici egizi facevano largo uso della propoli per curare malattie della pelle e dell’apparato respiratorio. Anche dagli antichi romani era utilizzata come rimedio disinfettante.
Negli ultimi decenni questa sostanza è stata studiata in modo approfondito e sono state scoperte numerose potenzialità. La parte più attiva della propoli è costituita dai flavonoidi, dotati di notevoli proprietà antinfiammatorie. La propoli svolge inoltre un’attività antibatterica e antivirale tra le più efficaci in natura. Da ricordare anche le grandi capacità protettive e antiossidanti contro i danni provocati dai radicali liberi, probabilmente anche grazie all’elevato contenuto di vitamine C ed E. Soprattutto nella cura delle patologie respiratorie, tipiche di questa stagione, la propoli può costituire uno strumento efficace, sia in sostituzione sia a fianco della terapia antibiotica.
Paolo Pigozzi