Pensioni con svista in Fvg: c’è chi ci rimette fino a 30 euro al mese

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Da quando l’Inps non invia a casa il modulo annuale una su 10 è sbagliata. Gli errori più frequenti sono il mancato inserimento di assegni familiari e quattordicesima. Lo Spi Cgil ha avviato una serie di controlli ravvisando errori mediamente nel 10 per cento dei casi presi in esame, con punte che raggiungono anche il 28 per cento in provincia di Pordenone.

UDINE. Sbagliata una pensione minima su dieci e a rimetterci è l’ex lavoratore perché da tre anni l’Inps non invia più a casa il vecchio cedolino, che ormai si chiama Obis M, e – complice lo scarso controllo del titolare dell’assegno – integrazioni e adeguamenti vanno nel dimenticatoio.

 Si tratta soprattutto di assegni familiari e quattordicesime mensilità non conteggiate. La platea dei possibili interessati in Friuli comprende 131 mila 116 persone, pari al 35 per cento dei 372 mila 999 pensionati della regione (dati Istat 2014).

Vittime delle sviste dell’Inps sono le pensioni inferiori ai mille euro lordi. Iscritte in questa fascia di reddito a Udine ci sono 61 mila 451 persone (il 37 per cento), a Pordenone 32 mila 160 (37 per cento), a Gorizia 14 mila e 21 (31 per cento) e a Trieste 23 mila 484 (30 per cento). L0 Spi Cgil ha avviato una serie di controlli ravvisando errori mediamente nel 10 per cento dei casi presi in esame, con punte che raggiungono anche il 28 per cento in provincia di Pordenone.

Il patronato di San Vito al Tagliamento ha spedito circa 400 inviti ad altrettanti pensionati, di questi 219 hanno affidato il mandato di patrocinio. In 46 casi (il 21 per cento) è stato riscontrato un errore che ha consentito complessivamente di recuperare 24 mila 385 euro. In 32 casi l’errore era legato al mancato adeguamento dell’assegno familiare, nove le domande di maggiorazione sociale, quattro mancati pagamenti della quattordicesima e una domanda di ricostituzione per integrazione al minimo.

Ad Azzano Decimo i rimborsi sono stati 14 su 50 controlli, il 28 per cento. A Udine il campione ha coinvolto 250 persone e gli errori sono stati 15, pari al 6 per cento.

«Da quando l’Inps ha iniziato a tagliare, peraltro in maniera ridicola se guardiamo gli importi recuperati, il cedolino pensione non arriva più a casa – sottolinea il segretario organizzativo dello Spi Cgil di Udine, Enrico Barbieri -. La comunicazione prima era mensile, poi annuale e adesso non c’è più.

O meglio, il pensionato può verificare l’Obis M sul sito dell’Inps, ma il 65 per cento degli ultra 65enni non usa il computer e neppure internet. Fra l’altro le modalità imposte dal sito dell’Inps rendono a tutti complicato vedere il cedolino pensione, basti pensare che se non viene utilizzato per tre mesi, il pin d’accesso scade».

L’intera questione degli errori nasce a causa di tre ragioni. «Prima di tutto c’è una serie di modifiche che ora avviene solo d’ufficio – spiega Barbieri -, come l’assegno per il nucleo familiare che può variare in funzione di una disabilità maturata nel tempo; poi ci sono prestazioni erogate soltanto su richiesta e il capitolo quattordicesima, in teoria estesa a una platea più ampia, non è stato ricevuto da tutti. Le pensioni più soggette a errori sono le minime o le integrate al minimo».

I patronati offrono un servizio gratuito sia agli iscritti allo Spi Cgil che ai non iscritti e in questa fase anche altre sigle sindacali si sono organizzate per dare risposte ai pensionati. «Nei nostri uffici è possibile stampare il documento Obis M che l’Inps non manda più – precisa Ezio Medeot, segretario generale dello Spi Cgil del Friuli Venezia Giulia -. Se vengono ravvisate delle incongruenze, attiviamo il sindacato che approfondisce la situazione di ogni singolo pensionato e attiva la richiesta di rimborso dell’eventuale credito maturato».

Da tenere in considerazione i tempi di prescrizione delle varie spettanze maturate e non corrisposte. «Nella nostra prima consulenza specifichiamo a chi si rivolge al sindacato che i tempi per ottenere un rimborso riguardano i crediti maturati entro i cinque anni precedenti alla richiesta» sono ancora le parole di Medeot.

Gli operatori del sindacato accedono alla busta paga del pensionato e con lui verificano eventuali mancanze. Le quattordicesime sono uno dei primi elementi da tenere d’occhio visto che dal 1° gennaio molti pensionati hanno diritto a questa mensilità aggiuntiva. Il suo calcolo, che varia in base anche all’importo della rata e all’anzianità contributiva, è piuttosto complesso e spesso soggetto a variazioni, ovviamente tutte al ribasso, da parte di Inps. In tutte le province le varie sezioni Spi Cgil sono attive per informare i pensionati sulle varie opportunità di controllo.

«Già nel 2016 abbiamo fatto una campagna informativa per una verifica a tappeto, in particolare sulle pensioni medio-basse – aggiunge Medeot -. Questo è necessario perché l’Inps ha ridotto organici e servizi che ora gravano sui patronati. Il lavoro da svolgere, sempre e comunque a titolo gratuito, è tanto e i rimborsi statali coprono ormai il 10 per cento del totale dei servizi offerti. Noi continuiamo a essere presenti sul territorio, perché per molti pensionati anche 20 o 30 euro mensili posso essere decisivi».

Infatti, «quello delle pensioni basse è un grande tema che noi come pensionati intendiamo affrontare – conclude Medeot -, abbiamo già siglato un protocollo con il Governo sulle questioni delle pensioni e noi ci attendiamo che questo Governo affronti la fase due, dopo che la prima ha esteso la quattordicesima a una fascia più ampia di persone.

Nella seconda fase vorremmo fosse previsto un sistema di perequazione delle pensioni in base alla crescita reale della vita. E poi c’è la questione relativa al Fisco: perché in Italia i pensionati pagano una quota maggiore di tasse rispetto al resto d’Europa».