Pensione casalinghe: conviene?

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Ne abbiamo parlato in modo succinto qualche tempo fa nella rubrica “Buono a sapersi”. L’articolo ha suscitato molto interesse. In molti ci hanno chiesto chiarimenti e approfondimenti. Ed eccoci qui con un articolo più completo sulla pensione per le casalinghe.

Il fondo di previdenza «per le persone che svolgono lavori non retribuiti derivanti da responsabilità familiari» è stato istituito con la legge n. 565/1996, sulla base di quanto dispone la legge 335/1995. L’iscrizione al fondo è volontaria, ma bisogna avere un’età non inferiore a quella stabilita dalle norme sull’avviamento al lavoro (16 anni o 15 se è stato assolto l’obbligo scolastico) e non più di 65 anni. Ma può farlo solo chi svolge un lavoro in famiglia non retribuito. Inoltre non si può essere già titolari di una pensione diretta (sono invece ammesse le pensioni di reversibilità) o prestare attività lavorativa dipendente o autonoma con l’obbligo di iscrizione previdenziale.

Età della pensione. La pensione di vecchiaia spetta al compimento del 65° anno di età e dopo quindici anni di iscrizione. Mentre la pensione d’invalidità spetta dopo almeno cinque anni d’iscrizione e sempre che la capacità lavorativa sia ridotta di almeno un terzo.

Il fondo di previdenza per le persone che svolgono lavori non retribuiti in casa è gestito dall’Inps. A decorrere dal 1° gennaio 1999 l’importo della contribuzione da versare non può essere inferiore a 25,82 euro mensili (da qui la suggestione giornalistica che spesso si usa del costo di un caffè al giorno). Tale minimale mensile di contribuzione, però, dà vita a rendimenti pensionistici molto modesti (vedi il box a lato).

I requisiti per riscuotere la pensione sono: • un’età non inferiore a 57 anni e il pagamento di almeno cinque anni di contributi; • un importo della rendita di almeno 1,2 volte l’ammontare dell’assegno sociale (537,13 euro nel 2014). Si tratta di condizioni difficilmente raggiungibili a meno di pagare contributi costosissimi. A 65 anni, con almeno cinque anni di contributi, cade così la condizione dell’importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale. Nell’ipotesi in cui l’iscrizione avvenga in età superiore ai 60 anni sarà possibile incrementare l’anzianità contributiva, in modo da raggiungere il requisito minimo di cinque anni di contribuzione versando una sorta di riscatto simile a quello della laurea fino al raggiungimento del minimo contributivo.

Importo della pensione. Con il versamento minimo di 25,82 euro al mese (309,87 euro l’anno) per cinque anni si acquisisce a 65 anni una pensione minima di circa sette euro.

Il pagamento della pensione. Gli importi delle pensioni sono stati fino a oggi talmente irrisori che l’Inps ha deciso il pagamento annuale della rendita pensionistica. No finestre e reversibilità. L’Inps con il messaggio n. 22479 del 2009 ha chiarito che queste pensioni sono escluse dal meccanismo delle finestre. L’iscrizione al fondo non dà diritto alla pensione ai superstiti. Chi non raggiunge il minimo contributivo dei cinque anni perde tutti i versamenti effettuati.

L’invalidità. Il fondo prevede una pensione d’invalidità che è riconoscibile indipendentemente dall’età a patto che venga riconosciuta la perdita di capacità lavorativa di almeno un terzo.

Come si calcola e quanto si paga

Metodo di calcolo. Per determinare l’importo della pensione valgono le regole del calcolo contributivo: tanto versi, tanto ottieni di pensione. In altri termini, mediante il versamento dei contributi, si costituisce il cosiddetto “montante contributivo individuale” (capitale più rivalutazione secondo il tasso di capitalizzazione del Pil). Questo montante contributivo individuale, all’atto del pensionamento, viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione in relazione all’età della pensione assicurata, ottenendo così l’importo annuo della pensione. Per conoscere l’importo mensile basta dividere per 13 l’ammontare annuo così determinato.

Qualche esempio. Versando l’importo contributivo minimale (25,82 euro al mese) si ottiene dopo cinque anni di versamenti (il minimo per avere diritto alla pensione) non più di cento euro all’anno. Versando invece circa 170 euro al mese si potrebbe ottenere una pensione di 1.070 euro all’anno. Ma si tratta di calcoli molto approssimativi. Per avere cifre precise bisogna rivolgersi a un patronato. Un’altra avvertenza. Con questi importi per riscuotere la pensione si deve aver raggiunto l’età della pensione di vecchiaia. Per poterla riscuotere a 57 anni, come prevede la legge, bisogna che l’importo non sia inferiore a 1,2 volte la pensione sociale.

Quanto si paga di contributi. L’importo dei versamenti è libero, tuttavia, versando almeno 25,82, euro verrà accreditato un mese di contribuzione. L’Inps accrediterà per ogni anno tanti mesi di contributi quanti ne risultano dividendo l’importo complessivo versato nell’anno per 25,82 euro (se si versano in un anno 110 euro, ad esempio, i mesi accreditati saranno quattro). Il versamento può essere effettuato in qualsiasi momento dell’anno con bollettini di conto corrente postale che l’Inps invia a casa insieme alla lettera di accoglimento dell’iscrizione. I contributi versati sono interamente deducibili dal reddito imponibile Irpef del dichiarante, anche per i familiari fiscalmente a carico.