Pensa a cosa mangi. Alimentazione e salute delle persone anziane

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La ricerca verrà presentata a Bra (Cuneo) all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche il 4 aprile durante un convegno nazionale che vedrà la partecipazione di grandi esperti di cibo e alimentazione.

Le abitudini alimentari delle persone anziane hanno un sicuro influsso sulle condizioni di benessere e sulla salute. Ciò si lega alla necessità di mantenere una buona alimentazione e una dieta equilibrata in particolare nelle fasi avanzate dell’età. Attraverso la ricerca “Pensa a cosa mangi” svolta dallo Spi Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, con la collaborazione dell’Auser nazionale, vengono in luce sia le possibilità e i limiti oggettivi sia gli orientamenti soggettivi a seguire una buona alimentazione.
La ricerca verrà presentata a Bra (Cuneo) all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche il 4 aprile durante un convegno nazionale che vedrà la partecipazione di grandi esperti di cibo e alimentazione. A introdurre i lavori sarà la segretaria nazionale Spi Cgil Mina Cilloni. A seguire il saluto del Presidente nazionale di Auser Enzo Costa. I risultati della ricerca saranno illustrati da Beppe De Sario della Fondazione Di Vittorio. A seguire la tavola rotonda con Matteo Guidi, Amministratore Delegato Last Minute Market srl, Roberto Morgantini, Vice Presidente di Amici di Piazza Grande onlus, Carlo Petrini Presidente Internazionale Slow Food. A condurre sarà il direttore del giornale LiberEtà Giorgio Nardinocchi. Le conclusioni saranno affidate al nostro segretario generale Ivan Pedretti.

Dalla ricerca emerge come la buona alimentazione degli anziani appaia sì legata alle specificità delle culture alimentari locali e regionali e alle esigenze specifiche dell’età anziana, ma si evidenziano anche fattori oggettivi che portano le persone anziane a limitare e comprimere (sia quantitativamente sia qualitativamente) le proprie scelte alimentari.  Anzitutto, si tratta di una questione di reddito da pensione disponibile, il quale incide notevolmente per i redditi più bassi rispetto al paniere degli alimenti. Ciò mostra anche effetti per la salute: minore frequenza della diagnostica e maggiori problemi di masticazione. Viceversa, i redditi più alti mantengono una maggiore qualità e varietà della dieta, e inoltre sono più aperti a modalità di spesa innovative (mercati a Km0, Gruppi di acquisto, etc.).

È da segnalare una vera e propria diminuzione dei pasti giornalieri per una quota minoritaria (ma non marginale: intorno al 15%-20%) di anziani che saltano il pranzo o la cena, a causa della perdurante crisi economica. Oltre alle difficoltà economiche, un elemento critico che influenza la buona alimentazione risiede nelle forme della convivenza e nell’accessibilità del territorio: le persone sole, e quelle via via più anziane, hanno minori opportunità relazionali e di stimolo per tenere alti gli standard alimentari, mostrando anche un raggio d’azione della spesa più ristretto.

Nel complesso, gli anziani si mostrano disponibili a cambiare la propria dieta e anche ad attivarsi nella frequenza di corsi di formazione e occasioni informative. Questo orientamento risulta più accentuato tra le donne, al centro-nord, tra le persone che convivono con il coniuge e anche tra le persone che hanno diminuito i pasti a causa della crisi (con l’eccezione, significativa, delle persone con i più bassi redditi da pensione).