Morti nelle Rsa: al Don Gnocchi hanno trovato il “colpevole”

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L’avevamo potuto toccare con mano l’angoscia di tanti operatori impegnati nelle Rsa e nelle case di riposo, raccontando quello che è accaduto negli ultimi due mesi nelle strutture residenziali per anziani di mezzo Paese. A partire da quelle lombarde.

Per paura di ritorsioni, le testimonianze erano quasi sempre anonime, piantate nella tragedia che stava travolgendo queste strutture, e riportavano più o meno le stesse cose: operatori socio-sanitari e infermieri costretti a lavorare senza dispositivi di protezione individuale, con poca preparazione per affrontare un’emergenza sanitaria mai vista. In alcuni casi con la percezione di essere stati lasciati soli anche dalle stesse direzioni sanitarie, più preoccupate di minimizzare l’accaduto che disposte a denunciare le difficoltà, spesso oggettive, in cui stavano affondando.

Tra l’altro, l’impegno contro l’epidemia (in molti casi ai limiti dell’abnegazione) era stato pagato a caro prezzo dal personale, con un altissimo numero di contagi.

Così apprendiamo che la cooperativa Ampast, che opera nell’istituto Palazzolo Don Gnocchi, finita al centro di una delle inchieste della procura di Milano per epidemia e omicidio colposi, ha licenziato uno dei diciotto operatori impegnati nella Rsa. La sua colpa è di aver denunciato, a viso aperto, le numerose irregolarità nel corso dell’emergenza. A partire dal divieto di utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione che avrebbe contribuito alla diffusione del virus. E che avrebbe poi causato la morte di tanti, troppi anziani ospiti. Accuse ora al vaglio degli inquirenti.

La lettera di licenziamento della cooperativa Ampast è arrivata dopo che la stessa Don Gnocchi aveva esercitato la clausola di non gradimento nei confronti di quei diciotto lavoratori. Gli altri dipendenti avrebbero invece ricevuto lettere di sanzione disciplinare in cui si preannuncia il trasferimento in altre sedi. Il 20 aprile scorso quegli stessi lavoratori erano stati sospesi “cautelativamente dal servizio con diritto alla retribuzione” per avere “leso l’immagine” della cooperativa, nonché della Fondazione. E così, i dipendenti, che avevano affrontato a mani nude l’emergenza, sono inopinatamente saliti sul banco degli imputati.

“Nella vicenda che vede la Fondazione Don Gnocchi coinvolta come una delle Rsa in cui il Covid ha mietuto troppe vittime tra gli ospiti, un colpevole è stato trovato: è uno dei lavoratori della Cooperativa Ampast che oggi è stato licenziato! Forse la colpa del lavoratore è quella di essere stato tra i primi a denunciare le troppe morti all’interno della struttura”, denunciano Fp Cgil-Cisl Fp e Uil Fpl Milano.

Dopo la sospensione della paga, i sindacati avevano promossolo stato di agitazione all’Istituto Palazzolo Don Gnocchi. Ma ora prevale la rabbia: “Sono in tanti, anche tra i lavoratori, ad aver contratto il virus. E anche le indagini per la verifica di comportamenti dolosi o per procedure non idonee sono ancora in corso. Ingiustificata tutta questa fretta e inammissibile questa decisione, soprattutto se arrivano da una realtà come quella della Fondazione Don Gnocchi”: testimoniano alcuni dipendenti.

Le inchieste intanto vanno avanti. A Milano, la procura indaga anche sul Pio Albergo Trivulzio, dove sono morti più di 400 ospiti in quattro mesi.