Memoria, autobiografia e il gioco dei vasi comunicanti

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Un corso di scrittura autobiografica per chiedere ai protagonisti dell’epoca di  ricostruire la storia del movimento operaio che tra il 1950 e il 1970 segnò, a Cagliari, la vita di migliaia di famiglie. L’idea, promossa dalla lega Spi Cgil Teresa Noce, si è trasformata presto in un progetto vero e proprio. Con la  collaborazione dell’Università dell’Autobiografia di Anghiari, l’iniziativa, inserita nel Progetto  memoria  dello Spi Cgil, ha preso il via nel mese di ottobre con la prima edizione del seminario di “Scrittura Autobiografica” cui partecipano 18 donne e due uomini. L’iniziativa si concluderà il 10 e 11 di dicembre.

IMG-20161111-WA0003Un corso di scrittura autobiografica per chiedere ai protagonisti dell’epoca di  ricostruire la storia del movimento operaio che tra il 1950 e il 1970 segnò, a Cagliari, la vita di migliaia di famiglie. L’idea, promossa dalla lega Spi Cgil Teresa Noce, si è trasformata presto in un progetto vero e proprio. Con la  collaborazione dell’Università dell’Autobiografia di Anghiari, l’iniziativa, inserita nel Progetto  memoria  dello Spi Cgil, ha preso il via nel mese di ottobre con la prima edizione del seminario di “Scrittura Autobiografica” e si concluderà il 10 e 11 di dicembre. Il  percorso formativo si articola in due parti legate a identità, storia e memoria: autobiografie e biografie.

”Non pensavo proprio potesse essere così coinvolgente un corso di Autobiografia”, racconta Paola, una delle partecipanti. “Venti partecipanti, venti vite che raccontano di infanzie interrotte da responsabilità da grandi, riflessioni sull’amore, accostamenti tra gioco e lavoro. Ho aperto una porta che non pensavo neanche ci fosse nell’architettura della mia mente. Costretta a scrivere di me, della mia vita e dei miei ricordi, mi è sembrato davvero difficile affrontare questo corso. Ma poi ascoltando le storie degli altri, ho avuto quella forza trascinante della scrittura di sé che non tiene conto della forma, ma del racconto così come si è vissuto.”

Il seminario prevede giornate di studio e approfondimento attraverso lavori e discussioni, momenti di gioco e piccoli laboratori, con l’obbiettivo di fornire a chi  partecipa strumenti teorici e pratici per individuare e raccogliere quelle storie rimaste in ombra e che invece meritano di essere riportate alla luce, raccontate e restituite alla collettività.

E come in un gioco di vasi comunicanti, appare da subito necessario passare dalle vicende della propria vita per riuscire a far scorrere quelle storie solo in apparenza “minime” e che, al contrario, una volta esplorate, rivelano in tutta la loro intensità la necessità che non siano perdute.

La conduzione del seminario, curata di Annamaria Pedretti della LUA (libera Università Autobiografica) di Anghiari col supporto di Carlo Bellisai, è stata – è il giudizio dei partecipanti, 18 donne e 2 uomini – piacevole,  a tratti divertente e sempre molto generosa anche nelle “restituzioni”, che ogni volta aprivano nuovi orizzonti e nuove prospettive.

“La memoria” – ha scritto Elvira – “è come un filo. Se vedo un filo che si intreccia ad altri fili non posso che pensare a Maria Lai (artista sarda, ndr.) e alle persone che si incontrano, si cercano, si amano, si allontanano, si combattono, muoiono e che a volte, ingiustamente, dimentichiamo. Se vedo un filo rosso che si intreccia a tanti altri fili colorati non posso che pensare alle battaglie operaie che hanno tessuto trame resistenti sull’ordito della dignità.”