Marche. Pensioni più basse. Il 1 giugno si scende in piazza

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Pensionati sempre più poveri. Due su tre percepiscono un importo che non gli consente di superare la soglia della povertà. Accade nelle Marche dove la Cgil insieme al suo sindacato dei pensionati e all’istituto di ricerca Ires, ha pubblicato i dati relativi alle pensioni erogate dall’Inps. Il 66,6% del totale è rappresentato da pensioni inferiori ai 750 euro al mese, contro il 61,3% della media nazionale. L’importo medio delle pensioni vigenti nelle Marche è di 761 euro lordi, con valori medi che variano dai 983 euro delle pensioni di vecchiaia ai 422 euro delle pensioni e assegni sociali.

In generale, in 8 anni, dall’approvazione della legge Fornero, il numero delle prestazioni pensionistiche nelle Marche è diminuito del 4,8%. E si è notevolmente innalzata l’età media dei pensionati.
E poi bisogna considerare il fatto che gli importi delle pensioni nelle Marche sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali: 125 euro in meno. Differenza che si acuisce se si guarda agli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti. In questo caso, le pensioni pagate nelle Marche sono inferiori a quelle nazionali di 293 euro al mese. Mentre è di 387 euro la differenza rispetto alla media delle regioni del Centro.

Osservano Daniela Barbaresi, Segretaria Cgil Marche ed Elio Cerri, Segretario dello Spi Marche: “i dati dell’Inps confermano le difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che, dopo una vita di lavoro, sono costretti a fare i conti con pensioni troppo basse alle quali si accede in età sempre più avanzata”.

E poi forti sono le disparità tra uomini e donne, che percepiscono pensioni mediamente più basse. Se gli uomini percepiscono 1.218 euro lordi, le donne arrivano a 705 ovvero mediamente 513 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a -628 euro mensili.

I dati dimostrano che quota 100 non è la soluzione al problema. “Quota 100 non dà alcuna risposta alla maggior parte del mondo del lavoro e, per questo, occorre una vera riforma del sistema previdenziale che garantisca una reale flessibilità per tutti per l’accesso alla pensione a 62 anni, l’uscita anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi”, dice la segretaria della Cgil Marche.

E poi bisogna dare risposte ai giovani. La pensione di garanzia per i giovani è l’unico strumento che si ha  a disposizione per consentire una vita dignitosa a chi ha conosciuto troppa precarietà.

I dati dei pensionati delle Marche non sono i soli a preoccupare. Riflettono un trend nazionale. Proprio per l’assenza di risposte adeguate ai pensionati di tutta Italia, i sindacati Spi, Fnp e Uilp hanno indetto una grande manifestazione il 1 giugno.  Il governo si è mostrato del tutto sordo alle rivendicazioni e alle necessità dei pensionati italiani, accusati addirittura di essere degli avari per aver osato protestare nel dicembre scorso contro il taglio della rivalutazione.