Lo sportello sociale dello Spi: in Veneto, l’esperienza di Rovigo

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Offre informazioni sui servizi sociali, sanitari, abitativi, ricreativi, educativi e culturali e sulle modalità di accesso ai singoli servizi e nasce da un forte bisogno riscontrato in tutto il territorio e dalla necessità di dare risposte a richieste che non hanno natura prettamente sindacale e nemmeno previdenziale o assistenziale. È lo “Sportello sociale” e colma quel vuoto che non sempre le amministrazioni e gli enti locali, o i servizi d’eccellenza coma Inca e Caaf, riescono a coprire. A Rovigo, in Veneto, la prima esperienza prende forma nel 2019, per dare supporto alla popolazione nelle richieste di prestazioni sociali che vengono riconosciute a fronte di una domanda. Ma se non conosci i tuoi diritti, come fai a richiederli? Lo Sportello sociale è proprio questo: un punto di incontro e conoscenza per cittadini e cittadine che vogliono essere informati sui propri diritti e sulle procedure da attivare per vederli riconosciuti.

Un altro degli obiettivi è quello di far emergere i cosiddetti diritti sociali inespressi, quelli che nascono dai bisogni di una popolazione anziana sempre più crescente: uno dei temi fondamentali dello Sportello sociale è infatti la non autosufficienza, la disabilità e la domiciliarità e le modalità di accesso ai relativi servizi a disposizione delle persone in condizione di fragilità. Parliamo ad esempio dell’accesso all’assistenza domiciliare, ai servizi di domiciliarità attivati in un particolare comune, alle esenzioni del ticket e ai possibili aiuti economici a disposizione di chi ha handicap o disabilità. L’operatore che lavora allo Sportello sociale offre consulenza e avvia ade esempio le pratiche di indennità di cura domiciliare – ex assegno di cura-  e segnala le agevolazioni tariffarie e fiscali e come richiederle, fornendo la modulistica e indicando le procedure, indirizzandole persone al patronato INCA, al CAAF, all’Ufficio Vertenze o mettendo l’utente in contatto con le Associazioni convenzionate, AUSER, Federconsumatori, SUNIA.

In Veneto la prima esperienza è stata quella del rodigino, poi a seguire tutte le province hanno dato vita al servizio, che ora è presente a Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.

L’esperienza di Rovigo ce la racconta Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi provinciale: «Siamo partiti chiedendo ai cinquanta comuni polesani di fornirci il numero degli anziani divisi per fasce d’età e sesso che abitano da soli – 15.838 persone di cui quasi 11 mila donne – e a loro abbiamo chiesto di compilarci una scheda sui servizi individuali forniti, principalmente quelli legati all’infanzia/scuola, alla famiglia e agli anziani. Cosa abbiamo scoperto? Che circa la metà dei comuni non ha il servizio di trasporto sociale, fondamentale per gli anziani che vivono soli o che non hanno mezzi per spostarsi, sia auto che non autosufficienti. La stessa carenza l’abbiamo riscontrata sui pasti a domicilio, inesistenti i centri diurni, e inoltre l’assistenza domiciliare fatta dai comuni è insufficiente, appaltata spesso a cooperative e con trattamenti economici diversificati tra comune e comune in base alle delibere che non tengono sempre come riferimento i redditi Isee a fasce, con esenzioni di partenza». Una fotografia generale della provincia sugli aspetti demografici, reddituali e di servizi sociosanitari presenti, che ha aiutato lo Spi a capire dove fossero le maggiori criticità e quindi a provare ad intervenire attraverso proposte concrete durante gli incontri di negoziazione sociale con i Comuni e nei tavoli tematici dei piani straordinari di zona. Da lì poi la raccolta delle informazioni, e la volontà di farsi tramite e di informare i cittadini e le cittadine sui servizi a loro disposizione e su come accedervi.