L’inchiesta “Chiedimi come sto” diventa disegno legge

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Presentata alla Camera dei deputati la proposta di legge promossa dalla Rete degli studenti medi e dall’Unione degli universitari in collaborazione con il Sindacato dei pensionati della Cgil per chiedere subito un presidio psicologico in ogni scuola e in ogni università e dare risposta alla necessità di benessere psicofisico che i giovani chiedono a gran voce. Nove ragazzi su dieci vivono un disagio psicologico: ansia, stress, paura del futuro. In aumento i casi di disturbo alimentare e di autolesionismo.

Ansia da prestazione, stanchezza mentale, continuo confronto con modelli eccellenti, una sempre maggiore pressione sul concetto di performance e una forte preoccupazione sul proprio futuro: la retorica fondata sull’eccellenza sta creando disagi sempre più crescenti tra giovani adolescenti e studenti universitari. Se ci aggiungiamo poi gli oltre due anni di pandemia che certamente non hanno giovato allo stato psicofisico e mentale dei ragazzi, il quadro appare completo. Un quadro per niente rassicurante. A sostegno poi ci sono i numeri: secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della salute, nel mondo, un ragazzo su sette soffre di disturbi mentali come depressione e ansia. Ma ci sono anche i disturbi comportamentali che sono tra le cause principali di malattie e disabilità negli adolescenti. Secondo l’AXA Mind Health Report del 2023, l’Italia è l’ultimo paese in Europa per benessere mentale e gestione dei problemi che ne conseguono. Trattiamo questo tema superficialmente, banalizzandolo o sfruttandolo per riempire dibattiti ai quali non fa seguito una presa di posizione.
Proprio per questo la Rete degli Studenti medi e l’Unione degli universitari ha presentato la scorsa settimana alla Camera dei deputati una proposta di legge per inserire all’interno di ogni scuola e università strumenti per tutelare il benessere psicologico della comunità studentesca. Il disegno di legge “Chiedimi come sto” prende il suo nome proprio dall’indagine promossa lo scorso anno a livello nazionale dalla Rete degli studenti medi, dall’Udu – Unione degli universitari – e dal sindacato dei pensionati Cgil che ha cercato di tracciare la condizione psicologica delle nuove generazioni a seguito della pandemia.
Nella ricerca in un solo mese sono stati coinvolti trentamila studenti e studentesse delle scuole superiori e dell’università. I dati sono stati elaborati dall’Ires Emilia-Romagna e pubblicati nel libro Chiedimi come sto edito da LiberEtà e acquistabile qui.

La situazione che emerge non è rosea. Il 28 per cento degli studenti ha dichiarato di avere disturbi alimentari, il 16 per cento dei quali innescati dalla pandemia, mentre il 14,5 ha avuto esperienze di autolesionismo, la metà in coincidenza del periodo pandemico. Il 10 per cento ha assunto sostanze e il 12 per cento ha abusato di alcol. Una proposta – come spiegano Camilla Velotta e Camilla Piredda rispettivamente della Rete e dell’Udu – che prende forma da questa indagine di massa. Dalla quale emerge che stiamo male: il 60 per cento degli intervistati soffre d’ansia. Il 62 per cento di solitudine, due terzi si sentono demotivati. Tra chi frequenta le superiori il 20 per cento soffre di disturbi alimentari. A stare peggio, però, sono gli universitari che guardano al futuro con insicurezza e paura».

«Il novanta per cento degli intervistati ritiene fondamentale la presenza di uno sportello per il sostegno psicologico in ogni scuola e in ogni università – ha spiegato Camilla Piredda, coordinatrice Udu durante la presentazione della proposta alla Camera -. Uno studente su tre dichiara che ne usufruirebbe e proprio da questo dato oggettivo siamo partiti per l’elaborazione della proposta di legge che definisce i criteri di esistenza di un presidio psicologico in ogni scuola e università». Esistono già sportelli d’ascolto nella maggior parte delle scuole e in molte università, ma sono poco funzionali, «sia per i tempi lunghi necessari per un appuntamento – ha aggiunto poi la coordinatrice degli studenti medi, Camilla Velotta – sia per la presenza di personale poco competente. Da qui il bisogno di definire linee guida chiare nazionali. Chiediamo l’inserimento di sportelli d’ascolto in ogni scuola e in ogni università, affiancati da percorsi di educazione alla salute, al benessere psicologico, all’affettività, insieme al potenziamento dei servizi di assistenza psicologica su tutto il territorio nazionale. Attualmente non esiste una legge che tuteli davvero il benessere della comunità studentesca all’interno degli spazi che vive ogni giorno. Noi abbiamo un’idea chiara, e l’abbiamo consegnata alla politica come proposta di legge».

La proposta spiegata per punti è riassunta nel profilo Instagram @chiedimi.come.sto varato un anno fa, e aggiornato costantemente, dalla Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari. Potete leggerla cliccando qui.

La necessità condivisa dallo Spi Cgil che con gli studenti promuove il disegno di legge e ha sostenuto l’indagine considerando che dai luoghi di istruzione si possono intercettare condizioni di disagio e difficoltà, dei singoli e dei contesti familiari, ma soprattutto si può fare prevenzione e promozione del benessere psicologico. «I giovani hanno diritto al benessere psicologico – ha dichiarato nel suo intervento Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi -. E noi sosteniamo la battaglia dei ragazzi e delle ragazze. La scorsa primavera abbiamo realizzato con loro la più grande indagine sulla salute mentale, un anno dopo portiamo quelle rivendicazioni in Parlamento. Fa piacere vedere il sostegno di tanti deputati. Sosterremo questa battaglia politica. Per il benessere psicologico, per il futuro del Paese».

I dati dell’Organizzazione mondiale della salute. Secondo l’OMS, nel mondo, un ragazzo su sette soffre di disturbi mentali. La depressione, l’ansia e i disturbi comportamentali sono le cause principali che conducono a malattie e disabilità negli adolescenti. Il suicidio è la quarta causa di morte tra 15-29enni. La pandemia oltre ad aver modificato le abitudini di ragazze e ragazzi ed ha sortito effetti anche sul rapporto che essi hanno con le proprie emozioni. I dati mostrano un aumento delle emozioni negative come solitudine, ansia, demotivazione e noia. Sono diminuite, invece, le emozioni che caratterizzano l’adolescenza, come l’allegria e la serenità. È poi diminuito il tempo che si dedica all’incontro con amici, così come quello dedicato all’attività fisica. A scendere, è anche lo spazio che si dà alla cura della propria salute.