Il nostro corpo. I nostri diritti

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Illustrazione Pech.vector/Freepik
Illustrazione Pech.vector/Freepik

Il 25 novembre si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. È ancora necessario far sì che i diritti, la libertà, il rispetto dell’autodeterminazione abbiano una voce forte in Italia e nel mondo

Siamo donne che hanno lottato per l’affermazione dei diritti di tutte le donne. La maggioranza parlamentare emersa dalle elezioni politiche, insieme alla crisi economica, energetica, climatica e le guerre configurano condizioni che rischiano di diventare campi di battaglia sui nostri corpi e sui nostri diritti.

Siamo donne che all’urlo di Giorgia Meloni: «Dio, patria, famiglia», rispondiamo “libertà, uguaglianza e fraternità”. Non ci lasciamo ingannare da chi mortifica il nostro processo di emancipazione e di libertà con una visione stereotipata e patriarcale che relega la donna al ruolo di cura, la famiglia al luogo naturale delle madri e criminalizza le diversità.

Siamo donne che si riconoscono nei valori della Costituzione italiana e della nostra grande organizzazione democratica e antifascista. Le nostre storie, la nostra storia di coordinamento donne e il nostro fare quotidiano sono rivolti all’affermazione dei diritti per tutte e tutti, alla libertà delle donne di vivere compiutamente la loro vita, ai migranti, alle cittadinanze che vengono negate, alla cultura ambientalista, all’importanza di dire “no” alle guerre, alla fiducia in un paese che include, al lavoro sicuro e dignitoso per tutti, a un welfare inclusivo, ai consultori, all’educazione sessuale nelle scuole e alla libertà del genere femminile di autodeterminare la propria vita.

Siamo donne che non hanno smesso di sognare e siamo ancora in campo, più forti di prima, per fare opposizione agli stereotipi di genere, per affermare la libera scelta alla maternità e per eliminare le violenze che vengono perpetrate nei confronti delle donne di qualsiasi età.

Siamo donne che a Kabul e a Teheran subiscono femminicidi di Stato, come è accaduto nelle settimane scorse a Hadit Najafi e a Mahsa Amini per non avere indossato correttamente il velo. Grandi proteste si sono allargate a tutto il mondo. Ma non dimentichiamo gli Stati Uniti, l’Ungheria e la Polonia dove il nazionalismo di destra nega il diritto di autodeterminazione delle donne all’aborto.

Siamo donne che al vento reazionario, autoritario e repressivo che si sta diffondendo velocemente anche in altri paesi europei rispondono con la lotta e la determinazione che ci appartiene da sempre.

L’editoriale che avete appena letto è tratto dal numero di novembre 2022 di LiberEtà ed è stato scritto da Mina Cilloni, segretaria dello Spi Cgil nazionale