Festa LiberEtà. Tra guerra e pace: un dibattito sul mondo che cambia

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Una tavola rotonda per parlare di pace e di Europa, con il presidente della Cei, Don Matteo Zuppi, la vicepresidente regionale Elly Schlein, il segretario dello Spi Cgil, Ivan Pedretti e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Oggi la manifestazione per pace, salari e non autosufficienza. 

Nel giorno del compleanno Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna da più di due anni in attesa di processo al Cairo, alla Festa nazionale di LiberEtà si discute di guerra in Ucraina, di futuro dell’Unione europea e di giustizia sociale.

L’occasione è la tavola rotonda intitolata Guerra e Pace. Quale futuro per l’Europa. Sul palco del parco della Montagnola si alternano al microfono l’europarlamentare Brando Benifei; per la Regione Emilia Romagna, Elly Schlein; l’arcivescovo di Bologna e neoeletto presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignore Matteo Zuppi; Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil e Maurizio Landini che della Cgil è il segretario generale. Su un fatto gli intervenuti concordano: il 24 febbraio 2022 il mondo è cambiato e non si tornerà indietro. Quando l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, l’Europa è precipitata nella paura di una nuova guerra mondiale.

Da mesi, assistiamo alla corsa alle armi e al silenzio della diplomazia, osserva la moderatrice della tavola rotonda Simona Maggiorelli, direttrice di Left, in questo contesto, qual può essere il ruolo dell’Europa? «Rispetto alla guerra in Ucraina, l’Unione europea ha agito in modo più unitario di quanto è accaduto durante il conflitto siriano – spiega l’eurodeputato Brando Benifei –. E questo è un passo in avanti. Tuttavia non stiamo agendo con l’unità di intenti di cui ci sarebbe bisogno. Oggi la pace deve essere un impegno per tutti. E’ questo il primo passo per costruire un accordo. Abbiamo convocato la Convenzione per riformare i trattati. Basta con i veti, non è possibile prendere decisioni e poi arriva l’Orban di turno a fermare ogni cosa».

Tanto più che spesso nei conflitti le responsabilità sono di chi ha voluto la guerra e non altre soluzioni. «Con la pandemia abbiamo scoperto quanto le cose siano interconnesse. Le guerre ci riguardano tutti. Il problema – secondo il monsignor Zuppi – è che ci dimentichiamo come sono nate e il loro terreno di coltura. Papa Francesco dice che bisogna produrre ciò che dà vita e non le armi». Ma cosa possiamo fare, si interroga il presidente della Cei. «Ammettere che come c’è il diritto alla difesa, esiste il diritto alla pace e solo così l’Europa riuscirà a trovare la soluzione di pace».

Per una cultura della pace possono fare molto i cittadini con il sostegno delle amministrazioni locali spiega Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna. «Abbiamo stanziato un milione e 500 mila euro in aiuti umanitari e abbiamo accolto 24 mila profughi ucraini nelle case di famiglie, molte delle quali avevano già sofferto per la pandemia».

La guerra in Ucraina purtroppo non è un caso isolato. «Non possiamo dimenticare – sottolinea il segretario dello Spi Cgil, Ivan Pedretti- che nel mondo si combattono sessantotto conflitti, molti dei quali sono dimenticati. Si stanno ridisegnando i confini e i poteri del mondo e l’Europa purtroppo è debole. Noi vorremmo una nuova Europa che fa delle sue politiche per la protezione sociale dei suoi cittadini un modello. La fame e l’indigenza rischiano di spostare milioni di persone verso il nostro continente in cerca di vita migliore. La questione vera è come trasformiamo in una occasione positiva questo flusso, sapendo che siamo una società che invecchia e non fa figli».

Anche per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini la guerra va fermata prima che dilaghi coinvolgendo altri popoli. Molto convincente, secondo Landini, è l’idea della presidente della Repubblica Sergio Mattarella di indire una Conferenza di pace come quella di Helsinki del 1975. «La narrazione che si è più sicuri se ci sono più armi è falsa. Perché le armi prima o poi si usano. Nessuno ha la bacchetta magica. Dobbiamo diffidare da chi semplifica – prosegue Landini – perché di uomini della provvidenza ne abbiamo già avuti nella nostra storia della Repubblica».

Oggi la terza giornata della Festa di LiberEtà prosegue con la mobilitazione dedicata alla pace, ai redditi e alla legge sulla non autosufficienza, dopo anni di battaglie sindacali approdata alla Presidenza del Consiglio.