Tull Quadze, tutte le donne. La voce delle donne per prendersi cura del mondo. È il titolo della manifestazione nazionale di sabato 24 settembre a sostegno delle donne afghane, ma non solo. Quella di domani è una mobilitazione a sostegno del lavoro di cura che la pandemia, più che mai, ha rivelato come centrale negli equilibri familiari, nazionali e mondiali. La cura degli altri esseri umani, ma anche della natura, messa sempre più in pericolo dalla nostra irresponsabilità. Lavoro di cura come risposta alle ingiustizie, alle disuguaglianze, allo sfruttamento.
“L’Afghanistan è il tragico specchio del cinismo di tutti i poteri, dei torbidi inganni del paternalismo della cura che funziona solo con i cerchi concentrici del prima, la famiglia, la nazione, mai la comune umanità”, si legge nel comunicato dell’Assemblea della Magnolia, promotrice della manifestazione. “Per questo – prosegue il comunicato – “quel che accade nel paese è della stessa pasta delle morti nel Mediterraneo, delle torture in Libia, degli accampamenti nei Balcani, teatro di efferate violenze sui corpi delle donne. Per questo andiamo in piazza. La pandemia, la crisi climatica, le tragedie delle guerre e delle migrazioni ci chiedono una rivoluzione: la rivoluzione della cura”.
Le donne stanno gridando che bisogna cambiare: “Partire dai bisogni, dai diritti, dalle idee, dalla fatica significa prendersi cura del mondo invece che sfruttare il mondo, prendersi cura delle persone e della terra in cui viviamo, invece che usarla per affermare profitto e dominio”, si legge ancora nel comunicato diramato in vista della manifestazione di domani.
A sottolineare quanto sia importante scendere in piazza domani ieri è stata una donna autorevole, Linda Laura Sabbadini, direttora centrale dell’Istat, che sulle pagine de “La Stampa” ha scritto: “dobbiamo sostenere le donne afghane, devono poter sperare anche nella forza delle donne del mondo. La nostra forza darà loro più forza. Il loro coraggio immenso deve essere ripagato con la nostra solidarietà totale e permanente”. E ha aggiunto: “Sorellanza deve significare questo. Essere tutte unite. E pronte a sostenere chi tra noi sta peggio, anche nel nostro Paese, dove la crisi della cura ha peggiorato la situazione di molte di noi”.
Alla manifestazione di domani ha aderito anche la Cgil e anche il Coordinamento donne dello Spi Cgil. Mina Cilloni, da poco eletta a capo del coordinamento, sottolinea quanto sia centrale mettere al centro il concetto di “cura” per ribaltare i paradigmi correnti e provare a cambiare marcia. “Possiamo rivendicare il nostro lavoro di cura, le nostre capacità, proprio partendo dai diritti delle donne afghane”. E cosa può fare il sindacato dei pensionati della Cgil in concreto? “Possiamo portare le istanze giuste nell’ambito della contrattazione territoriale, possiamo fare in modo che il concetto di cura diventi centrale anche nel dialogo con le istituzioni. Possiamo considerare i bisogni delle donne come sempre più centrali e far sì che la cura diventi un aspetto sempre più determinante nella definizione delle politiche pubbliche, e cruciale della nostra azione sul territorio”.
Ma cosa chiedono precisamente le donne che scenderanno in piazza sabato 24 settembre?
Un welfare pubblico, forte; più asili nido; livelli essenziali per i servizi sociali; ammortizzatori sociali per tutti i tipi e le forme di lavoro; misure a sostegno delle donne vittime di violenza; aumento dell’occupazione femminile; un piano nazionale contro la precarietà lavorativa delle donne; misure contro il part time “obbligatorio”; misure a sostegno di luoghi delle donne e di iniziative di promozione di empowerment e di libertà femminile.
Appuntamento a Roma alle 14 in Piazza del Popolo.