La discarica tecnologica

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Che fine fanno i nostri computer e i cellulari fuori uso? Dare nuova vita agli apparecchi elettronici e riutilizzarli potrebbe diminuire il numero di quelli nuovi immessi sul mercato. Si tratta di diffondere una nuova etica del consumo, che valorizzi l’usato e metta un freno alla ricerca di modelli sempre più avanzati.

Ogni anno, nel mondo si producono cinquanta milioni di tonnellate di spazzatura elettronica. Cifra, peraltro, in costante aumento considerata la quantità di apparecchi e dispositivi che con una velocità sempre maggiore viene immessa sul mercato. E questo sta diventando un problema globale di difficile soluzione.

Siamo sommersi dalla tecnologia. Ogni mese si affacciano sul mercato nuovi dispositivi tra computer, cellulari, tablet, elettrodomestici e via dicendo. Sempre nuovi e sempre più avanzati e potenti. E il desiderio del ricambio per stare al passo con i tempi colpisce molti. Senza che poi si tragga un reale beneficio in termini di prestazioni. Così il vecchio diventa presto un e-waste, cioè un rifiuto elettronico. O più precisamente Raee: rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Cinquanta milioni di tonnellate. A tanto ammonta la produzione annuale mondiale di rifiuti elettronici. In costante aumento. Al punto che il Global E-waste Monitor calcola che nel 2050 supereranno i 120 milioni, di pari passo con il rapido avanzare della tecnologia. Soltanto nell’Unione europea e negli Stati Uniti si producono in media 17,7 chilogrammi di rifiuti elettronici a persona. I paesi in via di sviluppo ne producono molto meno: 1,9 chilogrammi.

L’Europa, in fatto di smaltimento, è un modello da seguire, con il 27,5 per cento di produzione di rifiuti elettronici e il 35 per cento, circa 3,3 milioni di tonnellate, che finiscono nei centri ufficiali di raccolta e riciclo. Mentre l’Asia, con oltre 18 milioni di tonnellate di rifiuti, il 40,7 per cento del totale, ne ricicla per vie legali soltanto il 15 per cento. Ma è anche uno dei principali centri di raccolta e smaltimento degli e-waste esportati illegalmente, pratica comune di molti paesi anche europei. Con poco più del 20 per cento di Raee correttamente smaltiti, l’Italia si piazza agli ultimi posti, appena prima di Romania, Spagna e Cipro. Tra i paesi più virtuosi, ci sono Svezia e Norvegia con quasi l’85 per cento di riciclo.

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