Dopo l’approvazione avvenuta ieri alla Camera con 259 voti favorevoli e 107 contrari, il Codice antimafia è diventato legge . Oltre a importanti misure in materia di corruzione e di contrasto alle mafie, la legge recepisce e ingloba la proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla Cgil, insieme a diverse altre associazioni, nell’ambito della campagna Io riattivo il lavoro.
Il testo approvato contiene misure finalizzate a rafforzare il ruolo dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati ma, soprattutto, interviene con una strumentazione nuova sulla tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. Cambia anche il criterio per la scelta degli amministratori giudiziari dei beni confiscati, che non potranno essere parenti, conviventi e “commensali abituali” del magistrato che stabilisce la confisca.
La nuova legge introduce il controllo giudiziario delle aziende a rischio di infiltrazioni mafiose, previsto per un periodo da uno a tre anni e la creazione di un fondo da 10 milioni di euro l’anno per aiutare la ripresa economica delle imprese sequestrate e salvaguardare i posti di lavoro. Viene infine riorganizzata l’Agenzia nazionale per i beni confiscati: resterà sotto la vigilanza del ministero dell’Interno e avrà sede a Roma, ci lavoreranno 200 persone tra cui un direttore che amministrerà i beni dopo la confisca.
«L’approvazione del nuovo Codice Antimafia rappresenta una vittoria per il Paese – ha affermato Lucia Rossi, responsabile nazionale, per lo Spi Cgil, delle politiche della legalità – perché nasce da una iniziativa che ha visto impegnate, giorno dopo giorno, per oltre quattro anni, oltre alla Cgil, anche Cisl, Uil e tante associazioni, soggetti che rappresentano di milioni di persone». «Lo Spi – continua Rossi – che ogni anno è impegnato con i suoi volontari nelle attività svolte all’interno di tanti beni confiscati ai mafiosi non può che condividere i giudizio che l’intera Cgil dà sull’approvazione della legge».
In una nota congiunta, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Cgil, Cisl, Uil, Legambiente, Libera. Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, Sos Impresa ricordano che il testo approvato «rafforza alcuni strumenti già esistenti – come per esempio l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati –, ma, soprattutto, migliora la normativa riguardante l’aggressione ai patrimoni criminali e illegali, tenendo conto dell’esperienza applicativa e di alcune criticità che si sono manifestate recentemente sul versante della destinazione e gestione dei beni e delle aziende confiscate alle mafie».
«L’’espropriazione delle ricchezze alle organizzazioni criminali e ai corrotti – prosegue la nota –, insieme alla loro restituzione alla collettività, costituiscono lo strumento più concreto per dimostrare che le mafie e la corruzione sono fenomeni che possono essere affrontati e debellati, che lo Stato è presente e autorevole, che si possono rigenerare e riconoscere i diritti fondamentali, a partire da quello del lavoro e della sicurezza, laddove per lungo tempo essi sono stati negati”.
Quali e quanti sono i beni confiscati in italia?
I dati aggiornati al 28 febbraio 2017 relativi al periodo 2009 – 2016 presentati dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata iil 13 marzo 2017, stimano
il valore, tra beni mobili e beni immobili confiscati ( denaro, terreni, fabbricati, aziende) intorno a 25 miliardi di euro. Gli immobili confiscati e sequestrati alle mafie e destinati dall’Agenzia nazionale sono diminuiti nel 2016 rispetto all’anno 2015: ( un calo di 633 unità): nel 2015, i beni confiscati sono stati 1.731 ( dato più alto degli ultimi cinque anni); nel 2016, 1.098.
Sull’insieme dei 27 mila beni confiscati dal 1982 ad oggi, solo 11 mila sono stati riconsegnati alla comunità.
Di questi, il 64% è stato destinato agli enti locali per finalità sociali; il 23% agli enti locali per finalità istituzionali. L’11% è stato mantenuto al patrimonio dello Stato per “usi governativi”. In particolare, i beni mobili registrati nel 2016 sono stati assegnati per il 35% assegnato alle forze dell’ordine, l’8% ai vigili del fuoco per soccorso pubblico.
L’Agenzia nazionale ( ANBSC) gestisce sul territorio nazionale, alla data del 28 febbraio 2017, 3.093 procedimenti giudiziari di cui 2.410 relativi a misure di prevenzione e 684 relative a misure cautelari ( confisca penale o allargata). Dei procedimenti in gestione, inoltre, 2.325 sono nella fase di confisca definitiva.
Immobili in amministrazione
Risultano censiti in gestione, nella banca dati a livello nazionale alla data del 28 febbraio 2017, i seguenti beni:
16.696 immobili ( fabbricati e terreni )
7.800 beni finanziari.
2.078 beni mobili.
7.588 beni mobili registrati.
2.492 beni aziendali.