Gaia, il cervello in fuga che cuce mascherine per le case di riposo

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La solidarietà corre sul filtro, potremmo dire giocando ironicamente con alcune delle parole che in questi giorni sentiamo in continuazione. In tutto il mondo sono tanti i privati cittadini che stanno realizzando in proprio delle mascherine. C’è chi lo fa con la carta forno e altri materiali piuttosto originali, nonché improbabili quanto inefficaci; chi invece studia, si documenta e riesce a realizzare un prodotto finito di tutto rispetto. Sui social abbiamo visto di tutto e di più. Ma c’è anche chi, come gli artigiani del Comune di Gaeta, è riuscito a dare vita a una filiera produttiva vera e propria, con tanto di marchio, producendo mascherine per tutti usando il tessuto non tessuto.

Vedere i medici e gli operatori sanitari senza le adeguate protezioni per fronteggiare un’emergenza sanitaria globale come mai se ne erano viste in epoca moderna, e i tanti anziani vittime della pandemia, è di sicuro un buon movente per ingegnarsi e trovare soluzioni efficaci. Come quelle di Gaia. Classe 1979, romana di nascita, vive in Belgio da quasi dieci anni. Cervello in fuga, come il suo compagno. Psicoterapeuta, artigiana e illustratrice. Gaia sta vivendo l’emergenza coronavirus da molto prima che l’allarme scattasse in Belgio. In contatto costante con i propri genitori e gli amici in Italia, ha saputo prima dei suoi concittadini che bisognava adottare misure di sicurezza e che con il coronavirus non si scherza. Quando finalmente le scuole hanno chiuso, ha stabilito un programma scolastico per i suoi due figli: niente lezioni a distanza a Bruxelles.

Tra i suoi amici belgi ci sono tanti medici. E tanti di loro si trovano a dover lavorare in questi giorni in condizioni di assoluta emergenza e senza protezioni. E poi ci sono gli anziani, spesso i più deboli e indifesi. Ed è così che a Gaia e a un gruppo di sue amiche è venuta l’idea di produrre in casa mascherine da distribuire nelle case di riposo, nei supermercati e ai postini. Nel frattempo ha dato vita a una rete di psicologi e psicologhe che offrono supporto gratuito on line e al telefono, perché la quarantena è dura per tutti ma la solidarietà può essere un’onda inarrestabile. “La nostra rete si rivolge a persone isolate, o anziani, e in generale a tutte le persone che stanno vivendo situazioni di disagio. E la nostra consulenza è gratuita”, ci racconta quando la raggiungiamo con una chiamata video su Whatsapp.

Di mascherine ne realizza più di quindici al giorno, tra lo studio dei figli, il suo telelavoro e tutte le altre incombenze. Cuce veloce, sceglie le stoffe con cura e soprattutto ci mette molto amore. “Voglio dare il mio piccolo contributo. So benissimo che le mie mascherine non possono realmente proteggere come quelle certificate, ma possono proteggere chi è asintomatico, ma non lo sa, e ostacolare almeno in parte altri contagi, soprattutto nelle situazioni in cui è più complicato mantenere la distanza di sicurezza”, ci dice mentre in sottofondo si sente il rumore della macchina da cucire.

Da qualche giorno poi il Comune di Bruxelles ha attivato un programma per sostenere la produzione di mascherine home made. Sarà proprio il Comune a distribuire il materiale e a fornire un modello a tutti coloro che vogliono partecipare. Gaia si è già iscritta. Prima che la sua richiesta di partecipazione venisse approvata, ha dovuto rispondere a un questionario e dichiarare, ovviamente, di stare bene in salute e di non vivere con nessuno che abbia febbre o altre patologie riconducibili al Covid 19. “Ci siamo mossi noi per primi, i comuni cittadini, e questo ha spinto poi le istituzioni a mobilitarsi. È bello sapere di essere stati utili”.

Gaia ha iniziato da sola, guardando vari tutorial sul web e cercando di documentarsi come meglio poteva sul potere filtrante dei vari materiali. “Ho tenuto in considerazione anche le indicazioni di quello che in Belgio corrisponde all’Istituto superiore di Sanità italiano”. Ma come sono fatte queste mascherine? “Con due pezzi di cotone che formano una specie di tasca in cui si infila il filtro dell’aspirapolvere o quello delle cappe aspiranti della cucina”. Il filtro si può estrarre, si cambia, e il cotone si può lavare a 100 gradi. Per rendere anatomicamente comoda la mascherina, Gaia ha pensato a un modo originale per sagomarla sul naso e renderla adattabile a tutti i tipi di viso. “Ho inserito nella tasca uno scovolino da pipa, flessibile e morbido”. E poi spazio alla fantasia per i colori e le trame. Perché anche un po’ di allegria, ottimismo e gioia di vivere possono servire in questi giorni di austerità. E allora se la creatività può essere messa a servizio della solidarietà, ben venga.