Caro affitti, cosa ci dice la protesta degli studenti

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Prima a Roma e Milano, poi in altre città. La protesta dei fuori sede dilaga in tutta Italia e fa emergere uno spaccato sociale che tutti conoscono ma la politica fa difficoltà a intercettare: gli affitti nelle medie e grandi città italiane sono diventate impraticabili per loro ma anche per precari, lavoratori, famiglie.

Il sasso nello stagno è lanciato e a giudicare ieri dal numero di inviati e corrispondenti di televisioni e giornali accorsi all’Università La Sapienza di Roma, la protesta ha colto nel segno.

Gli studenti di Sinistra universitaria che hanno montato tre giorni fa otto tende proprio sotto la statua della Minerva, all’interno del primo polo universitario di Roma, hanno fatto emergere uno spaccato sociale che tutti conoscono ma a cui la politica tutta fa fatica a dare una risposta: gli affitti nelle medie e grandi città sono diventati impraticabili per gli studenti fuori sede e non solo e il sistema pubblico di diritto allo studio offre un numero troppo esiguo di alloggi anche solo per soddisfare le esigenze minime dei meritevoli o di chi per reddito non ha altre opportunità per continuare gli studi che puntare sulle residenze pubbliche.

Gli studenti della Sapienza raccolgono il testimone da Ilaria Lamera, la studentessa del Politecnico che per prima ha protestato a Milano in tenda contro il caro affitti. La protesta si sta allargando ora anche ad altre città: Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia e Firenze oltre a Roma e Milano.

Mentre la contestazione dilaga in tutta Italia, una delegazione di studenti romani si è accampata anche davanti al ministero dell’Università e della Ricerca.

Gli studenti incassano la solidarietà del sindacato: “Sosteniamo la mobilitazione nazionale degli studenti, lanciata dall’Unione degli Universitari, che con lo slogan ‘Senza casa, senza futuro’ chiedono risposte al Governo sulla crisi abitativa, e denunciamo la grave condizione del mercato degli affitti”, affermano in una nota Cgil nazionale e Sunia.

Per Ivan Pedretti, segretario dello Spi Cgil in visita al presidio della Sapienza, questa “è una lotta che parte da loro ma è di carattere generale. Riguarda anche i giovani precari, i lavoratori, le famiglie che a causa del carovita non riescono a pagare affitti e mutui, gli anziani che spesso sono una delle fasce più deboli. Siamo accanto agli studenti, incontriamoli, parliamoci e costruiamo con loro una rete nei territori”.

Pochi alloggi pubblici

Ma qual è la situazione sul terreno? I dati li forniscono il Sunia e la Cgil: i fuori sede in Italia sono più di 750.000. “Per rispondere a queste necessità – dicono le due organizzazioni – il sistema di diritto allo studio pubblico fornisce circa 39.000 posti letto che riescono a tutelare appena il 5,2% degli aventi diritto”.

Altri dati, questa volta su Roma: le aule della Sapienza sono frequentate da circa 40 mila studenti fuori sede, ma i posti letto messi a disposizione dalla società regionale Disco sono appena 2800.

Una prima risposta è arrivata ieri. Alla richiesta degli studenti di un tavolo per tutti gli atenei, la rettrice della Sapienza ha fatto sapere che entro il 2024, saranno messi a disposizione altri 400 alloggi pubblici.

Tende all’Università La Sapienza, proprio sotto la statua della Minerva
Ilaria Lamera studentessa del Politecnico in tenda in piazza Leonardo per protestare contro il caro affittii, lo scorso 4 maggio

Affitti privati troppo alti

Se il sistema residenziale pubblico offre una percentuale minima degli alloggi necessari, migliaia sono gli studenti che avrebbero diritto all’alloggio, ma ingrossano le file degli “idonei non vincitori”.

Per questi non resta altra strada che tentare la fortuna nel mercato degli alloggi privati, che come denunciano gli studenti sono sempre più inavvicinabili.

Secondo Immobiliare.it, Milano è nettamente la più cara tra le città per gli universitari, con 628 euro di media al mese per l’affitto di una stanza singola. Le altre due città sul podio sono Bologna con 467 e Roma con 452 euro.

Mattia, 22 anni, migrato dalle Marche a Roma per frequentare Giurisprudenza alla Sapienza, ha trovato un alloggio nei pressi di Piazza Bologna che condivide con il fratello: 550 euro a testa, 1100 in due. “Una spesa non da poco per i nostri genitori. Poi ci sono le utenze, e dobbiamo pur vivere, non siamo programmati solo per seguire le lezioni. Spesso sono costretto a dire no, quando gli amici mi invitano a prendere una birra. E a me è andata anche bene: ho una borsa di studio di 7 mila euro, e nonostante ciò faccio fatica a tirare avanti”.

Al ministro leghista dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ieri aveva circoscritto il problema alle grandi città amministrate dal centrosinistra, Mattia risponde: “Fare allo scaricabarile non serve a nessuno, men che meno a noi. Al ministro dico di fare la sua parte: Il Pnrr stanzia risorse per dare alloggi a 60 mila studenti fuori sede, sarebbe un peccato se il governo perdesse l’occasione di spendere queste soldi”.

Un progetto di vita

Manuel Nunez Fernandez, 24 anni, studente fuori sede di Bologna, è arrivato alla Sapienza per frequentare la specialistica di Scienza della Politica.

Per affittare una stanza a Largo Preneste, non proprio vicino al polo universitario spende 450 euro, spese escluse.

“Negli ultimi due anni, c’è stato un aumento vertiginoso degli affitti. Solo due anni fa a Padova, dove ho fatto la triennale, una singola costava 250 euro e anche qui a Roma, nel precedente alloggio pagavo di meno. Quando uno studente come me sceglie un’altra città per continuare gli studi lo fa anche per una scelta di vita: io immagino il mio futuro a Roma, ma con queste premesse cosa posso sperare dal futuro?”.

A Firenze, ai “ragazzi in tenda” è arrivata la solidarietà dello Spi

E poi ci sono i pendolari

Leone Piva, 21 anni, di Sinistra Universitaria, sottolinea un altro lato del problema: quello dei pendolari che sono costretti a fare lunghi tragitti per recarsi all’Università: “Chi lavora, facendo lavori magari pagati male, e prende i mezzi, impiegando anche due ore a tratta, non può permettersi un percorso di studi eccellenti perché semplicemente non può spendere 5/600 euro per una stanza qui in città”.

È d’accordo Lorenza Masi, studentessa di fisica di 25 anni, che non è coinvolta personalmente ma appoggia la protesta dei compagni: “Molti fuori sede lavorano e non riescono ad ottenere le borse di studio in base a criteri di merito. Ma come si fa ad avere una media alta e stare in regola con gli esami, mentre si fanno anche due lavori per mantenersi a Roma?”.

Alla domanda di Lorenza dovrebbe dare una risposta chiara la politica, quella con la P maiuscola.